Lirica
PETER GRIMES

Ci son voluti quasi ottant'anni: finalmente il “Peter Grimes” di Britten è approdato a Venezia

Peter Grimes
Peter Grimes © Michele Crosera

Strani casi del teatro... Benjamin Britten ebbe con Venezia un legame particolare, duraturo e proficuo. Iniziato al Festival Internazionale di Musica Contemporanea, presentandovi nel 1953 il balletto Fanfare, coreografia di Jerome Robbins; nel 1954 la prima assoluta dell'opera The Turn of Screw; e nel 1961 la commedia Noye's Fludde


Alla Fenice, poi, numerose le presenze scandite nel tempo. Dopo il balletto Variazioni su di un tema presentato nel 1955, il teatro accolse negli anni più volte, ora in italiano, ora in inglese Il giro di vite (1972, 1983, 1992, 2010) e l'operina The Little Sweep (1972, 1996, 2000, 2010). 

Quindi il balletto Il principe delle pagode (1980); le opere Death in Venice (1973 e 2008), Curlew River/The prodigal Son (1985), Noye's Fludde (1997), Billy Budd (2000), A Midsummer Night's Dream (2004). Senza contare L'opera del mendicante di John Gay (1965) e  di Dido & Æneas di Purcell (1989), nelle revisioni da lui curate, ed altre presenze minori sparse nell'arco di vari decenni.

GLI SPETTACOLI 
IN SCENA IN ITALIA

Settant'anni di attesa per vedere Peter Grimes a Venezia

Insomma, qui s'è visto quasi tutto il teatro del compositore del massimo compositore inglese, meno quello che per noi resta il suo massimo lavoro: Peter Grimes, un prologo e tre atti basati sul geniale e febbrile libretto di Montagu Slater. 

Opera di immutata contemporaneità, amara, scabra e spigolosa, sebbene pervasa da un inquieto lirismo. Opera agitata dal vento, intrisa di sale e di nebbia, ricca di caratteri e dal percepibile taglio cinematografico. E che, se raggiunse l'Italia appena due anni dopo la sua fulminante apparizione londinese, diretta alla Scala nel marzo 1947 dal poliedrico Tullio Serafin, mai prima d'ora era stata rappresentata a Venezia. Incredibile, ma vero. 

Dunque queste cinque recite della sala di Campo San Fantin – tutte affollate, la prima anche trasmessa in diretta da RAI 3 – risarciscono una lunghissima assenza, invero poco comprensibile.

Due talenti al cubo

Forse proprio per questo, alla Fenice non si sono lesinate le forze. A dirigerla, è stato convocato un direttore di indiscussa destrezza quale Juraj Valčuha: si avverte subito che ha un visione completa della partitura e idee molto chiare, che l'orchestra segue con duttilità, nitidezza e profonda adesione musicale. 

Pulsanti e misteriosi i celebri squarci orchestrali; ma tutta la concertazione - in generale attentissima, calibrata, ricca di mutevoli sfumature - procede senza sbandamenti e sostiene inappuntabilmente la massa tumultuosa degli interpreti in scena.

Emma Bell


L'allestimento, inedito, fa capo al geniale regista Paul Curran, che lavorando per sottrazione riduce il dramma alla sua essenza, portando gli interpreti ad una intensissima, trascinante gestualità, gestendo molto bene le scene di massa. Difficile far di meglio. Le scene di Gary McCann eliminano quasi ogni riferimento naturalistico, restringendo lo spazio fra quinte incombenti su cui sono proiettati lugubri accenni marini; mentre i suoi costumi immergono questo Peter Grimes negli Anni '40 del secolo passato.

Vale a dire, un presente di allora. Sono scelte perspicaci e coerenti, perché nulla in fondo distingue il cupo, meschino Borgo costiero ottocentesco di George Crabbe – fonte letteraria della storia – da quello ricreato oltre un secolo dopo da Britten e Slater, vivendo i tempi ostili del Secondo Dopoguerra. In tutto questo, un ruolo basilare lo svolge poi l'algido light design di Fabio Barettin.

Andrew Staples e Emma Bell

La compagnia e le sapienti scelte

Tragedia affollata quante poche altre, vede innanzitutto la massa tumultuosa, gretta, agghiacciante della gente del Borgo resa con suprema bravura dal coro guidato da Alfonso Caiani. E' un ulteriore, plurimo protagonista; una miniera di camei recitati con convinzione e cantati con pregevole duttilità.

Il cast, poi, non lascia desideri insoddisfatti. Tre le travi portanti. Andrew Staples è un superlativo Peter: voce tenorile dai molti pregi, il suo è un marinaio emarginato, allucinato e tormentato, ad un passo dalla follia eppure intriso di lirica infelicità. Emma Bell propone una intensa, trepidante, sconsolata Ellen, sostenuta da una linea di canto fine e ragguardevole. Mark S. Doss infine accorda pienezza vocale ed umana indulgenza al capitano Balstrode. 

Nel folto novero dei comprimari spiccano il nevrotico Bob Boles di Cameron Backer; e poi Sara Fulgoni (Auntie), Patricia Westley e Jessica Cale (le due Nieces), Sion Goronwy (Swallow), Alex Otterburn (Ned Keene),  Kamelia Kader (Mrs. Sedley, in sostituzione di Rosalind Plowright indisposta), Eamonn Mulhall (Reverendo Adams), Laurence Meikle (il vetturale).

Visto il 05-07-2022
al La Fenice di Venezia (VE)