Prosa
PICCOLA SOCIETà DISOCCUPATA

"Piccola società disoccupata", un manuale di sopravvivenza nel mondo del lavoro

"Piccola società disoccupata", un manuale di sopravvivenza nel mondo del lavoro

Piccola società disoccupata è una tragicommedia che mette in scena con intelligenza e leggerezza una situazione drammatica che inevitabilmente coinvolge tutti, una crisi che ci ha resi sempre più deboli e insicuri giorno dopo giorno ma dalla quale vi è una via di fuga o di evasione: la catasta di sedie che compone la scena crolla e ritrova un nuovo ordine e il pensiero torna ad essere finalmente libero. Parlare di lavoro oggi non è cosa semplice: significa dover partire da lontano per riuscire a intuire la strada che, finora, è stata percorsa e quella che, ancora oggi, si apre dinanzi al futuro nebuloso del protagonista indiscusso di questa storia, ovvero, il lavoratore. Ed ecco che uno spettacolo come Piccola società disoccupata scritto dal drammaturgo francese Remi de Vos e portato sulla scena italiana grazie alla regia e drammaturgia di Beppe Rosso, diventa freschissima metafora di una condizione attuale fin troppo conosciuta che accomuna e mette una di fronte all’altra generazioni differenti costrette a confrontarsi e ad adattarsi a nuove ‘regole di sopravvivenza’.

Non è più tempo di lotte di classe.
Assieme a Beppe Rosso, Barbara Mazzi e Ture Magro costruiscono quadri di situazioni legate al mondo del lavoro fatto di compromessi, rinunce, ingiustizie e fragilità. Non è più tempo di lotte di classe, ora ci si è spostati in veri e propri campi di battaglia senza regole e lo stesso palco si trasforma in un ring dove ogni scena è un round da combattere senza esclusione di colpi. Il premio? Il posto di lavoro, ovviamente. È una società psicotica, senza tutele, anarchica quella messa in scena, dove sopravvive chi sa adattarsi o "leccare meglio il...", dove i nostalgici ricordi di un vecchio attivista vengono derisi manifestando tutta la cruda, surreale e a tratti tragicomica indifferenza attuale.

Ma c’è ancora speranza.
E allora l’unica cosa che resta da fare è sopravvivere in questa malsana follia e innaturale precarietà, anche grazie all’uso di speciali ‘sedativi sociali’, compromessi, illusioni, false speranze. Eppure in questo mondo di sogni infranti vi è ancora spazio per guardare al passato, ai film di Gian Maria Volontè, ai testi di Marx e di Sartre, e forse c’è ancora modo di ritrovare la speranza, può ancora nascere un nuovo leader in grado di dire e agire nel giusto, senza false speranze, senza riempirsi la bocca con discorsi vuoti. 

 

Visto il 02-05-2017
al della Cooperativa di Milano (MI)