“A vent’anni si vorrebbe che l’amore fosse semplice. A quaranta si scopre che è complicato. A sessanta sappiamo che è bello proprio perché è complicato” afferma Eric-Emmanuel Schmitt, autore teatrale e scrittore francese, i cui lavori sono tra i più tradotti e rappresentati sui palcoscenici europei.
“Piccoli crimini coniugali” è una brillante e caustica commedia nera, caratterizzata da
suspense, ironia, momenti di divertimento e tensione - a tratti drammaticamente comico, è una saggia riflessione sulla madre di tutte le guerre: quella coniugale.
Schmitt sostiene che la coppia è come un’associazione di assassini. La vita coniugale è una guerra, dove tutto è permesso. La vita coniugale è un’associazione di killer che si accaniscono sugli altri prima di infierire su loro stessi, un lungo cammino verso la morte che lascia la strada costellata di cadaveri. Quando la coppia è giovane è una coppia che cerca di sbarazzarsi degli altri. Quando la coppia invecchia diventa una coppia dove ognuno cerca di sopprimere i partner: “Quando vedete un uomo e una donna davanti al sindaco o al prete, chiedetevi chi dei due sarà l’assassino.”
La storia ruota attorno a Gilles&Lisa: Gilles torna a casa dall’ospedale, dopo aver subito un brutto incidente domestico, ma non si ricorda nulla, è affetto da un’amnesia, è in possesso delle sue facoltà mentali ed intellettive, ma non ricorda la sua vita, chi è, non riconosce più neppure la moglie Lisa.
Lisa cerca di aiutare Gilles a ricordare, ricostruendo la loro vita di coppia frammento dopo frammento, cercando di tralasciare momenti oscuri e difficili del loro passato, ma riportando comunque alla luce informazioni ormai dimenticate che cominciano a incrinarne il rapporto. Un thriller coniugale, un enigma da risolvere, in cui la verità non è mai ciò che sembra, una macchina narrativa perfetta che svela impietosamente i meccanismi e le idiosincrasie della coppia e i più intimi recessi dell'animo umano.
Purtroppo nonostante un testo brillante, intelligente, ironico e originale, lo spettacolo non convince. Paolo Valerio e Elena Giusti, i due interpreti sono poco incisivi, la loro recitazione è piatta e a tratti troppo artefatta, non è autentica e le battute risultano troppo recitate e non interpretate. Schmitt costruisce i dialoghi minuziosamente, le battute sono incalzanti e il ritmo serrato, purtroppo in scena queste caratteristiche spesso si perdevano, a discapito della narrazione scenica, che risultava appannata e non avvinceva.
Essenziali ed efficaci le scene e i costumi di Marta Crisolini Malatesta: il salotto sapientemente arredato è caratterizzato da uno stile minimal, ma funzionale al racconto, spiccano i quadri grigi appesi alle pareti dentro enormi cornici d'acciaio rappresentano visivamente la difficoltà di comprendersi dei due protagonisti.
Il regista Alessandro Maggi lascia che le parole di Schmitt si muovano libere, affidandosi – purtroppo - esclusivamente alla prova dei due attori in scena, Paolo Valerio ed Elena Giusti. Ciò che manca a questo spettacolo è una visione registica ben precisa e manca una verità, quella su cui dovrebbe imbastirsi la struttura dei dialoghi. Paolo Valerio ed Elena Giusti, nonostante si impegnino, non riescono a essere convincenti, né naturali in scena, sono troppo artificiosi, troppo preoccupati a far bene, ottenendo, però, il risultato opposto. Ritengo che “Piccoli crimini coniugali” sia un’occasione sprecata, che peccato.