Quando l'aspettativa è alta la caduta è più rovinosa: forse è questo il punto di partenza. Babilonia Teatri, premio scenario 2007, il nuovo del teatro di ricerca italiano e ci si aspetta uno spettacolo quantomeno stravolgente nei contenuti, nella forma, nell'estetica... invece... L'unico elemento forte e chiaro è il contenuto: Pornobby è una rappresentazione ben riuscita dell'eccessiva e scandaloso marea d'informazioni inutili e dannose che non solo ci travolge ma che ossessivamente l'italiano medio ricerca vuole brama. Un flusso mestruale di parole tratte da articoli di cronaca nera e rosa (dalla morte di Carlo Giuliani a Eluana, lo scambio delle lettere pubbliche di Berlusconi e Veronica) miscelati a luoghi comuni, detti, formazioni di calcio per realizzare il poema dell'epica contemporanea: ossia un poema senza nessuna narrazione. Un morboso parlar di nulla.
Di quello che viene detto non rimane nulla, nulla si ferma nella nostra mente solo l'immagine di tre “attori” che davanti ad una parete elettorale di locandine dello stesso spettacolo (altra violenza informativa a cui siamo sottoposti quotidianamente) immobili come emettitori di onde (radio, televisive ecc) vomitano la loro filastrocca in coro, un coro greco: tragico nel loro essere perché dopo una decina di minuti la staticità, verbale e fisica, ci fa scivolare nella noia del ripetitivo: non c'è variazione ritmica né di metrica. Si ride, ma non del contenuto o del significato, ma solo perché si colgono delle associazioni buffe ma estemporanee, note casuali di un armonico nosense.
Ci si aspetta da un momento all'altro una variazione un svolgimento un qualcosa ma il coro s'interrompe per farci ascoltare dalle casse ai lati del proscenio un ninna nanna dallo zecchino sapore e dalla connessione oscura tra il prima e il dopo. Il dopo: una fallica macchina appesa alla graticcia eiacula ininterrottamente una schiuma bianca che genera un blob enorme nel quale vengono inghiottiti i tre, ormai silenti e attoniti, “attori” - Enrico Castellani, Ilaria Dalle Donne, Valeria Raimondi.
Ci si aspetta da un momento all'altro un'uscita uno svolgimento ma non c'è più nulla, la macchina si ferma esausta da tanta inutilità e tutto finisce: dopo un'oretta scarsa di “spettacolo”.
Si rimane con un semplice commento: sì, va beh... bella la macchina per la schiuma rende proprio l'idea ma è tutto qui?