Prosa
PRIMA DEL SILENZIO

La morte della parola

La morte della parola

Al Teatro Carignano è in scena fino a domenica 9 febbraio “Prima del silenzio”, di Giuseppe Patroni Griffi, nell’interpretazione magistrale di Leo Gullotta.
Sul palco lo affianca il giovane Eugenio Franceschini, volto già apprezzato sullo schermo cinematografico (ha lavorato con registi come Carlo Vanzina e Paolo Genovese, n.d.r.).
I protagonisti sono Lui (un vecchio poeta solitario, che da anni non scrive più nulla) e il Ragazzo (un giovane appena uscito dall’adolescenza, in cerca di qualcosa cui nemmeno è in grado di dare un nome, proprio perché incarnazione di una generazione che “demonizza” la parola).
I due vivono insieme e il testo scenico mostra il loro rapporto, da un punto di vista dialettico e (velatamente) sessuale.


Lo spettacolo si può dividere idealmente in tre macro-quadri: l’elogio del kitsch, nel quale il poeta esalta la bellezza, nel ricordo di una passata giovinezza che non ritornerà; il confronto con i suoi “demoni” (una moglie turpe, un maggiordomo che esalta lusso e ricchezza e due figli ventenni che una giovinezza non sembrano averla avuta mai); la morte della parola, ovvero lo scontro finale tra i due protagonisti, nei quali si esprime il conflitto generazionale che pervade l’intero testo e che, alla fine, anche se in maniera molto poetica, pare non trovare soluzione.
Meritano una citazione le proiezioni video di Luca Scarzella, grazie alle quali il pubblico ha potuto apprezzare il talento di Paola Gassman (la moglie), insieme a Sergio Mascherpa (il cameriere) e Antonio Giuliano (il figlio, con il quale, tra l’altro, Lui, per un istante, sembra esporsi a un riavvicinamento).
Le musiche di Germano Mazzocchetti sottolineano il profondo legame di Giuseppe Patroni Griffi con il suo tempo (la pièce è datata 1979).

Leo Gullotta è capace di tenere da solo il palcoscenico, anche se sembra che la regia di Fabio Grossi non valorizzi al meglio il personaggio, effettivamente troppo concentrato sulla parola. Per fortuna, l’attore ci mette del suo e rimangono impressi un paio di momenti in cui la mimica facciale nel vecchio stile “Signora Leonida” dice tutto…
Il giovane Franceschini si fa notare e non certo esclusivamente per una scena di nudo frontale sotto la doccia, ben retta e per nulla voyeuristica; di diverso avviso si potrebbe essere per la scena della masturbazione sul divano, una delle più divertenti (e riuscite) scene di finta intimità alle quali mi sia capitato di assistere. Il giovane attore manifesta in questo testo una recitazione dall’appropriato tono drammatico, con una voce profonda e disinvolta, che sicuramente lo rende adatto a interpretare parecchi ruoli nel suo futuro professionale.
Dieci minuti di applausi a scena aperta per un’ora e tre quarti (senza intervallo) di grande teatro.

Visto il 07-02-2014
al Carignano di Torino (TO)