Un susseguirsi continuo di dialoghi e monologhi tra la penombra che fissa i volti inquietudini: ecco la prima impressione che si ha dello spettacolo Prima della pensione ovvero i cospiratori. La tragicommedia dello scrittore austriaco Thomas Bernhard è uno spettacolo dai toni forti che si alleggeriscono grazie all'ironia e ai paradossi continui che mette in evidenza un flusso a volte illogico di pensieri. Tre personaggi - Vera (Elena Bucci), Clara (Elisabetta Vergnani) e Rudolf (Marco Sgrosso) - di un unico nucleo familiare, nostalgici di un passato nazista e vittime al tempo stesso di quel periodo, sia moralmente che fisicamente.
"Tutti noi meritiamo la sorte che ci è data", come un destino inevitabile contro cui è inutile combattere. Clara, infatti, persegue i suoi ideali socialisti e si distingue dai suoi fratelli anche per la sua disabilità e la sua solitudine, racchiusa in una dimensione di disagio in cui è la sua stessa famiglia a imprigionarla. La libertà di essere se stessi è negata e anche l'arte perde la sua funzione di salvezza, perché diviene un esercizio che accompagna una classe borghese e ne afferma la sua mediocrità.
Le luci diventano l'elemento essenziale che mette in rilievo l'inquietudine e la cupezza interiore dei protagonisti, un gioco sensibile fatto di penombre e oscurità, mentre la bravura vocalica degli attori trascina lo spettatore nei vorticosi ragionamenti dei tre personaggi, in attesa di un grande evento che potrebbe cambiare la loro vita, l'ordine quotidiano delle loro giornate che alla fine non si verificherà e ancora una volta il destino compie un'altra strada.
Dentro questa oscurità, è l'ironia a dominare, la comicità dell'assurdo permette allo spettatore di alleggerirsi con frequenti sorrisi e risate dall'atmosfera pesante della storia e della scena. Prima della pensione è uno spettacolo nevrotico da interpretare con uno spirito critico acuto che diverte e al tempo stesso racconta l'animo tormento di Bernhard e del periodo storico nazista che è riuscito a trasformare un dato di fatto di per sé evidente, come l'uguaglianza del genere umano, in un'ideologia deformata che ha assunto i tratti di una vera e propria professione di fede.