Musical e varietà
QUELLO CHE NON HO

Il nostro futuro: un enigma inquietante

Il nostro futuro: un enigma inquietante

Musica e parole per descrivere la realtà attuale, musica e parole per aprire una tenue speranza verso il futuro, ed ecco che Quello che non ho prende corpo e cerca di aprire gli occhi al proprio pubblico sulle brutture dell’età contemporanea. Attraverso la forma del teatro canzone Neri Marcorè vuole narrare a tutti noi cosa sia diventato l’uomo di oggi che, consumista fino al midollo, per soddisfare i propri pseudo-bisogni è in grado di andare oltre ogni valore morale più elementare, così da correre a passi veloci, come mai era accaduto nella storia, verso un’autodistruzione ormai non solo annunciata, bensì quasi presente. Il fil rouge che percorre tutto lo spettacolo è dato dalle canzoni di De Andrè (da cui anche il titolo) che si alternano a spunti tratti dagli Scritti Corsari e da Rabbia di Pasolini: due profeti che ben vedevano in nuce i pericoli cui sarebbe andato incontro il periodo storico che stiamo vivendo e che fanno da sfondo alla narrazione ed esplicazione di alcuni fatti di natura sociale o politica particolarmente indicativi di questo nostro degrado.

Un Neri Marcorè disincantato dunque, ottimamente accompagnato nel suo percorso dalle voci e dalle chitarre di Giua, Pietro Guarracino e Vieri Sturlini, che sul finale lascia però aperta una speranza, una speranza che risiede in quelle lucciole della cui scomparsa si dispiaceva Pasolini e che sono, invece, ostinatamente ancora visibili nelle nostre campagne.

A corredo del tutto la semplicissima scenografia di Guido Fiorato, creata con un tessuto stropicciato trasparente, simile a carta velina, da alcuni neon colorati talvolta calati dall’alto e da una decina di sedie sparse per il palcoscenico.

Punto debole dello spettacolo sono la quasi totale assenza di una regia che, a parte pochi momenti, riesca a non fornire un’eccessiva sensazione di staticità e l’estrema eterogeneità dei contenuti che finiscono per divenire spesso mere trattazioni di disparati fatti di cronaca più che spunti di riflessione veri e propri.
Neri Marcorè risulta comunque perfettamente padrone della scena e convince, non solo con la sua recitazione pacata ma incisiva, bensì anche per quello che è l’aspetto vocale dello spettacolo stesso. Davvero eccellenti i tre attori-musicisti che lo accompagnano.

Visto il 08-02-2017
al Ponchielli di Cremona (CR)