Comico
PER QUELLO CHE VALE...

'Per quello che vale': la satira di Montanini

'Per quello che vale': la satira di Montanini

Dopo l’apertura rassicurante del comico Francesco Capodaglio, sale sul palco Giorgio Montanini – uno dei rappresentanti più irriverenti della stand up comedy italiana – con il suo sesto monologo Per quello che vale. Un titolo volutamente generico che lascia spazio all’attore marchigiano di spaziare tra vari argomenti, a partire dal racconto della sua recente paternità, colpendo in maniera diretta alcuni luoghi comuni come la consuetudine per il futuro papà di assistere al parto o le notti insonni.

E se l’arte – come ribadisce Montanini a fine spettacolo – ha una funzione catartica, ciò che porta in scena è una riflessione sottaciuta sulla mediocrità umana, formata da individui che trovano un modo per essere popolari nella paternità e si lasciano travolgere dalle argomentazioni superficiali di slogan pubblicitari e politici dal forte impatto, citando in particolar modo le campagne leghiste. 

Non mancano gli interventi diretti e polemici contro gli spettatori in sala, un pubblico caloroso e vario che sa accogliere con un giusto spirito anche alcuni minuti di défaillance del comico marchigiano, reduce da un tournée impegnativa, oltre all’appuntamento settimanale su Rai 3 con la trasmissione Nemico Pubblico.

Il linguaggio volgare e irriverente mette in evidenza come il comico e la satira siano delle tecniche utilizzate da anni che variano a seconda di chi sale sul palco e si arroga il diritto di poter sentenziare sulla quotidianità. Dopo aver riso, occorre sempre domandarsi quanto quella risata sveli alcuni aspetti nascosti della realtà, quanto aguzzi la vista sull’ordinario che spesso è pieno già di per sé di situazioni comiche e paradossali. Montanini cita a proposito il reato di bestemmia, diventato di recente una illecito amministrativo che prevede una multa dai 50 ai 300 euro o la necessità di andare all’estero per svolgere lavori umili. 

Il comico alla fine non fa altro che dare voce alla miopia quotidiana e la satira - come affermava lo stesso Dario Fo, scomparso di recente – “è un'espressione nata in conseguenza di pressioni, di dolore, di prevaricazione, cioè è un momento di rifiuto di certe regole, di certi atteggiamenti: liberatorio in quanto distrugge la possibilità di certi canoni che intruppano la gente”.

Visto il 11-11-2016
al Dehon di Bologna (BO)