Buio in sala, luci sul palco, poche battute e una voce dalla platea, tra il pubblico, che si alza puntigliosa. Poi il direttore che interviene perentorio. Nessuna complicazione, è solo la rottura della quarta parete.
È “Questa sera si recita a soggetto”, in scena al Teatro Carcano di Milano dal 5 al 18 novembre 2012, prodotto dalla Compagnia Molière e Teatro Quirino Vittorio Gassman, regia di Ferdinando Ceriani.
Parte di una trilogia, Questa sera si recita a soggetto è un’opera teatrale composta da Luigi Pirandello nel 1928, terzo atto dopo Sei personaggi in cerca d’autore e Ciascuno a modo suo. Inscenata per la prima volta a Königsberg, in Germania nel 1930 è sviluppata da un adattamento della novella Leonora, addio! del 1910, contenuta nella raccolta Novelle per un anno. Nell’opera l’autore siciliano indaga sull’autoritarismo della figura del regista di teatro, approfondendo in primo luogo i rapporti tra questo ruolo e gli attori, secondariamente fra questi ultimi e il pubblico.
La novella, ambientata in Sicilia e che tratta di gelosia, non è che un pretesto attorno al quale si susseguono continue discussioni fra il regista e gli attori. Vengono quindi utilizzate due tecniche recitative che accomunano la trilogia: la rottura della quarta parete, con gli attori che abbandonano il palco e scendono in sala, trovandosi a proprio agio in un teatro come il Carcano che sembra favorire anche strutturalmente questa possibilità, e il teatro nel teatro, interessante tecnica shakespeariana.
Tra gli attori emerge la performance qualitativa per Mariano Rigillo (Premio Flaiano alla carriera 2011), nei panni di Sampognetta, che apporta all’opera il giusto grado ironia e comicità, contribuendo a renderla più leggera e piacevole. Anna Teresa Rossini, compagna di Rigillo anche nella vita, si cala alla perfezione nella parte autoritaria della moglie, La Generala, interpretandola pregevolmente. Tra le altre sicuramente emerge la bravura di Giacinto Palmarini con un interpretazione di carattere davvero adeguata al personaggio di Rico Verri. Preziosa la performance di Silvia Siravo (figlia della Rossini anche nella realtà) che, come previsto dal suo ruolo di Mommina, esce gradualmente e così progressivamente stupisce il pubblico sino all’ottima drammatica interpretazione finale. Indispensabile poi il ruolo di Salvatore Rancatore, assolutamente geniale nella sua parte. Molto buona, inoltre, anche l’interpretazione di Ruben Rigillo, figlio di Mariano, assolutamente credibile nei panni del volubile direttore di teatro.
I lunghi applausi finali tributati dal pubblico agli attori, durati alcuni minuti, ben evidenziano le ottime doti recitative dell’intera Compagnia teatrale così come la buonissima messa inscena complessiva di questa rappresentazione pirandelliana. Infine, puntuali e adatte le musiche di Alessandro Panatteri, così come sempre adeguato il fondamentale gioco di luci condotto da Giovanna Venzi.