Prosa
RACCOGLIERE & BRUCIARE

Spentaluce come Spoon River, le anime di Napoli di Enzo Moscato

Spentaluce come Spoon River, le anime di Napoli di Enzo Moscato

Enzo Moscato propone, in prima nazionale, una rilettura dell'antologia di Lee Master con il sostegno di 20 attori e del Napoli Teatro Festival, che ne firma la produzione insieme alla sua compagnia e alla Casa del Contemporaneo.
Ridare voce alle anime dell'Antologia dello Spoon River di Edgar Lee Master, rilette o meglio "tradinventate", per usare un suo neologismo, dallo sguardo profondo della sua sensibilità: con lo spettacolo Raccogliere e Bruciare (Ingresso a Spentaluce) ha portato in scena una ventina delle ottanta storie da lui riscritte a partire dalla metà anni '90, italianizzando, napoletanizzando a volte, e riattraversando, parte del ben più ampio corpus di Lee Master. Una coralità di voci 'raccolte' e poi 'bruciate' nel passaggio amato e devastante che è il teatro. Le anime dello Spoon River, diventano le anime più mediterranee di Napoli, qui chiamata Spentaluce distrutta dalla forza delle viscere del Vesuvio.

Anime in frammenti
La scena è semplice, essenziale, alla maniera di Moscato: sedie sparse, che accolgono anime/attori immobili nel tempo, pronte a raccontarsi circondate da funebri e grezze croci create da Mimmo Paladino e illuminate sapientemente da Cesare Accetta. Frammenti, schegge di storie spezzate, riprese, rielaborate de personaggi, raccontano di morte o di vita. Enzo Moscato, vate della parola intensa, si aggira (anche nella veste di un Robespierre che non ha raggiunto il suo sogno di terrore), tra la anime e rende solenne quel disgregarsi di memorie. La parola è il centro, l'evocazione e la musicalità, il suo punto forte, in un "gioco" sapiente e colto. Cifra caratteristica del teatro di Moscato, la sua poliglossia divagante, tra inglese, italiano e napoletano (quando può), esprime. attraverso la rilettura di Lee Master, la sua storia culturale, teatrale e il suo vissuto.

La scena è la vita
Venti attori, con il volto di quelle anime, tra giovani, bambini, illustri artisti (da Imma Villa a Cristina Donadio, Tina Femiano a Benedetto Casillo, Massimo Andrei), condividono la scena con Moscato: in comune hanno l'aver attraversato con Lui percorsi di teatro/vita. Il quadro vivente/morente esprime l'idea di un teatro corale, fatto di voci sentite e partecipate in cui non c'è protagonismo attoriale, acuta perfezione della parola recitata, ma una poesia dell'umanità: il generoso donarsi ha più valore della perfezione tecnica. Una poetica dell'individuo che incontra altri individui. Un ruolo fondamentale spetta allo spettatore: sta a lui chiudere il cerchio accogliere o rigettare il continuo flusso di parole, ritornanti brandelli di storie.

La musica come parte dello spettacolo
Le note di Joan Baez, Bob Dylan, Devendra Banhart riportano a sonorità 'americane' il racconto che vive di colori mediterranei: ricordano che Napoli/ Spentaluce nasce da Spoon River, Moscato è ispirato da Lee Master. Il vero leitmotiv musicale dello spettacolo, però, è la canzone Vivere di Buti. Una canzone riproposta, che diventa sottofondo gioioso nei saluti finali, come vero inno alla vita. Perché come si sa, la vita è solo l'altra faccia della morte. O forse il contrario.

Visto il 09-06-2017
al Galleria Toledo di Napoli (NA)