Ottobre 2011, ottobre 2012 ad un anno di distanza esattamente nello stesso mese di ottobre, è tornato in scena al Teatro della Scala di Milano, con repliche fino al prossimo 13 ottobre, il balletto “Raymonda”, coreografo da Marius Petipa nel 1898 e in questa versione ricostruito filologicamente da Sergey Vikharev.
Una delle produzioni più colossali affrontate negli ultimi anni dalla Scala. Rivederlo dopo un po’ di tempo ci ha fatto comprendere come l’immane lavoro affrontato abbia avuto un valore inequivocabile non solo per la trasmissione del pubblico dei più giovani (abbiamo visto in scena una sessantina di giovanissimi allievi dell’Accademia della Scuola di Ballo così convinti nel raccontarci questa favola medievale) ma anche di un sapere e di una tradizione ballettistica di scuola russa che rimane senza ombra di dubbio tra le più le valide.
Senza contare la qualità di un Corpo di Ballo che ormai riesce ad affrontare con disinvoltura sia balletti così impegnativi dal punto di vista tecnico per la fusione del balletto classico accademico con le danze di carattere, oltre alla bravura di due primi ballerini come Olesia Novikova e Friedemann Vogel i quali grazie alla loro freschezza e passione, sono riusciti anche in questa occasione a comunicare al pubblico come la grande tradizione possa comunque ben sposarsi con la nostra contemporaneità.
Olesia Novikova, nel ruolo di Raymonda così come Friedemann Vogel in quello del fidanzato il cavaliere Jean de Brienne, sono due danzatori classici ma con una sensibilità moderna che riesce a dare a questa storia una credibilità molto forte. Perché entrambi, nella replica vista alla Scala, riescono a coinvolgere il pubblico non solo grazie alla loro tecnica impeccabile, ma proprio grazie alla loro sensibilità di ballerini che pur vivendo la nostra contemporaneità, riescono magicamente a tornare indietro nel passato. E non a caso Raymonda è stato definitivo un balletto “contemplativo” che mette insieme sogno e realtà attraverso un flusso rallentato dell’azione in cui assistiamo una alternanza di quadri storici a momenti di contrapposizione tra sogno e realtà.
La grande protagonista di questo balletto è in realtà lei ovvero Olesia Novikonova perché Raymonda è in fin dei conti un balletto ritratto nel quale regna la figura della ballerina classica. A lei infatti sono dedicate ben sei variazioni. Nessuna ballerina ne ha così tante da eseguire in un balletto classico. La variazione del’entrèe, il pizzicato della Grande valse provencale, il pas de chale, la variazione languida nella scena del sogno.
Già nel primo atto ci sono ben quattro variazioni e tutte sono diverse per tecnica ma anche per stato d’animo. La cosa interessante però è che per Petipa la ballerina Raymonda è una poetessa e la passionalità, le visioni, l’attrazione che prova per i prodi cavalieri è in contrasto con l'amore segreto proibito. Una natura femminile dunque così complessa e contraddittoria che ai tempi della messinscena del balletto era decisamente insolita.
La Novikova è riuscita a rendere in maniera convincente il dualismo di questo personaggio.
Per quanto riguarda invece i due personaggi maschili, emergono le due diverse nature: quello di amore che potremmo definire sacro incarnato dal personaggio del cavaliere, e l'altro per così dire “profano” incarnato dal cavaliere saraceno Abderahman interpretato con grinta ed energia da Mick Zeni il quale ben si contrapponeva alla garbata raffinatezza del personaggio di Jean de Brienne impersonato da Friedamann in forma impeccabile.
Teatro alla Scala fino al 13 ottobre 2012
RECENSIONE DEL 11 OTTOBRE 2011
Una grande festa della danza, trionfo di colori dei costumi e delle scene, questa prima di “Raymonda” alla Scala, ancora più spumeggiante vista la presenza in sala alla prima scaligera, della “Regina” della danza classica italiana e internazionale Carla Fracci, salutata da ovazioni e applausi scroscianti alla sua entrata in sala, prima del debutto di questo tanto atteso balletto conclusivo della stagione di balletto 2010/2011.
Una operazione colossale questa “Raymonda” per la realizzazione della quale ci sono voluti quasi due anni di preparazione per mettere insieme il Corpo di Ballo, circa 70 allievi della Scuola diretta da Frederic Olivieri, già inquadrati e pronti a varcare la porta per entrare nel mondo del professionismo, una cinquantina di comparse, per non parlare poi dell’orchestra diretta da un magistrale Michial Jurowski e tutti i tecnici di palcoscenico e le maestranze dell’Accademia Teatro alla Scala. Ovvero costumisti ( ne hanno confezionati più di 500) scenografi e via dicendo i quali hanno dovuto ricostruire alla perfezione, ricominciando persino a dipingere i fondali a mano (cosa che non si faceva da anni), quella versione di “Raymonda” che andò in scena per la prima volta al Teatro Marinskij di Pietroburgo nel 1898 con coreografie di Marius Petipa su libretto di Lidia Pashkova e lo stesso Petipa , basato sul racconto di una leggenda medievale.
A ricostruire filologicamente questa versione originale e ad assemblare il tutto ci ha pensato Sergej Vikharev che ha fatto rivivere, sulla musica di Aleksandr Gluzonov, quella che fu la messinscena originale, ovviamente resa più moderna dall’interpretazione di due ballerini di oggi ovvero Olesia Novikova, nei panni di Raymonda contessa de Doris, e Friedemann Vogel in quello di Jean de Brienne fidanzato di Raymonda. Alla prima poi c’era un convincente Mick Zeni nel ruolo del cavaliere saraceno, mentre Maria Francesca Garritano e Francesca Podini erano rispettivamente Henriette e Clèmence amiche di Raymonda.
“Raymonda” è un balletto complicato per tutti, per i ballerini che lo danzano e per chi lo deve mettere in scena. Per chi lo danza la complicanza sta nel fatto che nella struttura coreografica si incontrano due stili diversi ovvero il balletto classico e le danze di carattere, in particolare quelle legate alla danza ungherese.
E il pubblico questo lo capisce sin dall'inizio perchè d aun lato rimane ammirato dalla pompoistà della messinscena, ma dall'altra sembra non capire il senso di questa operazione che non coinvolge affatto. Lo spettacolo appare lento, macchinoso, gli stessi partecipanti a volte sembrano muoversi in scena senza capire il senso di quello che stanno facendo.
Ai tempi d Petipa questa era già considerata una novità assoluta perché all’interno della suite classica venivano inseriti elementi di danza estranei ovvero quelli legati alle danze folcloristiche con movimenti della braccia, i cosiddetti “port de bras”, completamente diversi da quelli classici. Quindi un grande sforzo stilistico quello compiuto dal corpo di ballo scaligero e dagli allievi della Scuola, di entrare in un linguaggio diverso, cioè quello della grande scuola di tradizione russa, imparando in pochi mesi una serie di danze di carattere molto particolari perché, oltre all’uso del corpo, prevedono anche l’uso di strumenti musicali da usare durante le varie danze.
Una grande prova d’artista anche per la ballerina, nel caso della prima scaligera è stata Olesia Novikova, quella di interpretare il personaggio di Raymonda. Infatti non solo in questo balletto a dominare è appunto la donna, o meglio la ballerina classica, ma tutti gli eventi sono determinati proprio dal personaggio femminile e, dal punto di vista prettamente ballettistico, alla ballerina sono dedicate ben sei variazioni complete. Nessuna danzatrice in nessun altro balletto, ne deve eseguire così tante. Un grosso impegno dunque per la Novikova che ha saputo affrontare, pur con la sua freschezza giovanile, per esempio la lenta variazione del passaggio, molto difficoltoso, della scena del sogno come anche la variazione finale eseguita sulla sola base di un pianoforte solista.
Una forte responsabilità da affrontare sulla scena e davanti ad un pubblico così attento e competente come quello di una prima della Scala dove fra il pubblico sedevano grandi personalità femminili della danza non solo italiana ma internazionale. Oltre a Carla Fracci infatti era presente anche Luciana Savignano. Senza contare poi che nelle terminologia professionale di quegli anni questo balletto rappresentava la “ballerina assoluta”, la ballerina ideale . Infatti in occasione della prima danzò la prima ballerina assoluta di Pietroburgo degli anni Novanta,italiana Pierina Legnani.
A Petipa, che creò la coreografia, interessava anche il fatto che Raymonda è una bellissima dama della poesia medievale attratta dalla passione per i prodi cavalieri e dunque per un amore più spirituale che terreno. La sua anima e il suo destino prefigurano la comparsa sulla scena della storia, delle grandi poetesse russe.
Come anche per i personaggi maschili, meno esaltati dal punto di vista coreografico e dunque meno caratterizzati, rappresentano comunque due culture e due modi di amare diversamente una donna. Il gentile cavaliere Jean de Brienne, interpretato con delicatezza e precisione da Friedemann Vogel primo ballerino solista del Balletto di Stoccarda, e il più rude cavaliere saraceno Abderahman, interpretato da un convincente Mick Zeni. I due personaggi rappresentano un po’ lo scontro tra due culture diverse. Da un lato il culto della donna nella civile Europa cavalleresca, la conquista, il ratto e la schiavizzazione della donna nella selvaggia civiltà meditteranea del Medioevo.
Del resto Raymonda è un “grand ballet” ambientato in epoca cavalleresca, che contiene di fatto due balletti. Il primo è un soggetto in due atti e il secondo è un atto senza soggetto. La storia del primo balletto si svolge in un castello medievale ed è basata su un torneo di cavalieri che combattono mettendo in palio non la vita ma la morte, preceduto da inquietanti visioni . L’azione si trasferisce poi in un altro castello dove il conte de Brienne, fidanzato di Raymonda, ha battuto nel torneo il cavaliere saraceno, ma non combatte per la Francia bensì per il re di Ungheria. E questo mette in effetti un po’ di confusione soprattutto nella nostra concezione dei costumi medievali. Questi due balletti rappresentano un po’ il balletto ottocentesco passato ma anticipano anche quello che sarà il balletto del Novecento. L’azione è comunque rallentato, si susseguono quadri storici e di costume, c’è il sogno, la prova e infine la grande festa finale del terzo atto dove trionfano le danze di carattere.
Un grande affresco storico ballettistico che solo la Scala poteva permettersi in questi tempi di crisi.
Proseguono intanto le rappresentazioni, con il primo cambio di caste sabato 15 ottobre sarà la prima ballerina Marta Romagna ad affrontare il ruolo di Raymonda, a fianco di Eris Nezha (Jean de Brienne) e Andrea Volpintesta (Abderahman). Venerdi 14 tornerà in scena il cast del debutto. Le recite proseguiranno poi dal 25 ottobre e fino al 4 novembre: sul sito della Scala www.teatroallascala.org si possono vedere i cast completi