Prosa
REALITY

Tagliarini Deflorian o dell'eccellenza del teatro

Tagliarini Deflorian o dell'eccellenza del teatro

Tutto nasce da Janina Turek una donna polacca che nell'arco della sua vita ha annotato con maniacale precisione i dettagli delle sue giornate, dalle telefonate ricevute a quelle fatte, dalle persone incontrate per caso ai regali ricevuti, dai pasti alle cartoline ricevute per posta che lei stessa si spediva.

Una donna esistita davvero, che ha trascorso tutta la sua esistenza a Cracovia, e resa famosa dalla penna di Mariusz Szczygiel nel suo libro di racconti eportage Reality, pubblicato in Italia per i tipi della Nottetempo.

Daria Deflorian legge di Janina sul giornale (come racconta nel blog dedicato al progetto scritto assieme ad Antonio Tagliarini) e rimane colpita da questo personaggio davvero esistito e in qualche modo reinventato nelle parole di Szczygiel che ne fa un racconto di finzione, ipotizzando emozioni e vicissitudini delle quali abbiamo solo la traccia di alcuni dati esteriori e aleatori della sua vita.

Un materiale prezioso per Daria Deflorian e Antonio Tagliarini per riflettere sul teatro e sui suoi rapporti con la realtà.

A Janina Deflorian e Tagliarini difficilmente imbrigliabili in una definizione che non ne limiti la statura artistica e umana hanno dapprima dedicato una istallazioneperformance RzecyCose nella quale, partendo da una serie di oggetti raccolti in diverse scatole, si avventurano in una esplorazione domestica di oggetti feticcio che riempiono le nostre case a partire dai quali cercano ispirazione per ricollocarli biograficamente in un orizzonte di vita vissuta, avendo come bussola di navigazione l'elencazione di Janina e al contempo la memoria del proprio vissuto, mai quello vero, intimo e personale ma quello nostro collettivo mediato da un'epoca storica, una nazionalità e una cultura in senso antropologico precise, entro le quali le singole esperienze prendono forma e acquistano significato.

Reality è la seconda incarnazione di questo percorso di ricerca  che si lascia nuovamente ispirare dalla vita di Janina partendo stavolta dalla scena teatrale spoglia,  un palcoscenico vuoto (tranne un tavolo e gli stativi per le luci) nel quale Daria e Antonio cercano di ricostruire, restituendoli al pubblico, gli ultimi momenti della vita di Janina, morta per infarto in strada, scontrandosi con la difficoltà di restituire la verosimiglianza come simulacro di una verità che non c'è non perchè non esista o non possa essere conosciuta ma perchè viene irrimediabilmente persa nella finzione della trasposizione teatrale.

Partendo dallo scarto tra realtà e rappresentazione dall'elencazione oggettiva di incontri, pasti consumati e film visti, Deflorian e Tagliarini approntano una serie di ipotesi interpretative che privilegiano la marginalità della quotidianità rispetto ai fatti salienti della vita di Janina. La drammaticità di un telecomando che non funziona sovrasta così il divorzio dal marito, un personaggio famoso intravisto attraverso la finestra del soggiorno diventa più sconvolgente dell'avvento del regime comunista (delle cui tracce non si perde la memoria visto che Janina annota anche quando decide di dare la una parte di cibo razionato al figlio) in una poetica del dettaglio quotidiano che raggiunge una intensità e una sincerità strazianti.

Partendo dalla riflessione sulla spontaneità e verosimiglianza della finzione della morte Deflorian  e Tagliarini approdano a una ricerca concettuale che da un lato esplora le contemporanee potenzialità narrative del teatro e dall'altra ribadisce e rinsalda la funzione sociale (civile?) che il teatro ha di rielaborare crisi e nodi irrisolti della nostra vita collettiva mitigando questa ricerca profonda, seria e coraggiosa con la giusta dose di ironia evitando così l'effetto di immedesimazione, la retorica dei sentimenti vissuti.

L'autenticità e la solitudine delle vite di ognuna e ognuno di noi sono in tralice il ronzio esistenziale che in sottofondo dà corpo a una piéce tenuta su da una performatività mesta e misuratissima.

Un teatro d'impegno civile quello di Tagliarini e Deflorian che cerca di ricucire tramite la parola una ricerca teatrale che in passato si è allontanata troppo dal testo e al quale torna non già con una scrittura letteraria ma con l'aleatorietà e il frammento del divenire quello nostro di spettatori e spettatrici, quello di Jania personaggio davvero esistito ma anche letterario (ma cambia molto sapere se Janina è il parto della fantasia di uno scrittore o meno? ) e quella del e della performer che con una onestà intellettuale disarmante ci affascinano con una affabulazione nella quale la parola, persa la sua certezza denotativa si diffonde negli interstizi di una esperienza fluida e non irregimentabile come la recitazione dal vivo o, perdonate la retorica, come la vita.


 

Visto il 07-04-2013
al Palladium di Roma (RM)