Musica
REKA V. 2: REKA RE

Non c'è bisogno di parole per dare voce alle voci

Non c'è bisogno di parole per dare voce alle voci

Affresco sonoro di impressionante impatto emotivo, Reka V 2 è un progetto visionario e originale di Yuval Avital, un artista  israeliano residente da tempo a Milano, che da tempo persegue un suo personalissimo approccio al suono come ricerca di unione tra sonorità etniche di varie tradizioni e linguaggio compositivo contemporaneo, coinvolgendo musicisti professionisti e dilettanti in giro per il mondo.
Al Teatro Valli di Reggio Emilia , nell’ambito del Festival Aperto, Avital ha presentato una nuova versione del suo progetto Reka (Sfondo, in ebraico), presentato in Italia due anni fa a MITO settembre musica, che affianca sei cantori di alcune delle più importanti tradizioni vocali nel mondo e due solisti percussionisti ad un coro di centoventi elementi e un ensemble  di percussionisti  reclutati nella città in cui si svolge l’evento. I sei maestri vocali vengono  da quelle culture dove il canto è parte fondamentale della tradizione:  dalla Sardegna Omar Bandinu, con  il canto a tenores,  dalla Mongolia  Enkhjargal Andarvaanchig, con  il canto difonico mongolo, dall’ Uzbekistan Sofia Kaikov, con il canto epico degli Ebrei di Bukhara , dal Sudafrica Yussuf Joe Legwabe, con la tradizione vocale Zulu, dal Tibet Lama Samten Yeshe Rinpoche, con il canto sacro Bön e, al posto di Sainkho Namtchilak da Tuva presente nella prima versione, dall’Islanda  la sorprendente Gunnlaug Thorvaldsdottir,  con il canto d'uccelli della tradizione sciamanica islandese.
Sul palco i sei cantanti e i due percussionisti solisti, assieme a Yuval Avital a dirigere con energia e grande presenza scenica il coro ed i percussionisti schierati nella platea e nei palchi, trasformando il teatro stesso in strumento polifonico di grande impatto sonoro.
La lunga performance  vocale porta lo spettatore in un viaggio stupefacente  attraverso  un caleidoscopio di suoni, dai canti ieratici tibetani ai profondi bassi delle immense pianure mongole,  dai melodici canti uzbechi e sardi ai ritmi vocali zulu, intrecciati agli straordinari e sconosciuti suoni degli sciamani islandesi, nei quali risuona e vibra una intera foresta densa di uccelli di tutti i colori. I cantori portano avanti i loro rispettivi suoni tradizionali,  ora in solo ora in duetti o trii,  e dialogano con lo strumento corale in una alternanza di pieni parossistici in cui tutto il teatro sembra vibrare  e di improvvisi vuoti ricchi di sussurri e suggestioni ipnotiche.
Uno spettacolo straordinario, geniale, di grande forza, che riesce a superare e fare dimenticare anche alcuni momenti di stanchezza o di eccesso sonoro caotico, grazie alla coesione ormai perfetta  tra canto, percussioni e coro raggiunta in questa seconda versione, ove nessuna parte prevale sull’altra.

Visto il 01-10-2016
al Municipale Romolo Valli di Reggio Emilia (RE)