Danza
RELAZIONI (PERICOLOSE)

All'Elfo

All'Elfo

Monografia dedicata al coreografo Mauro Astolfi e alla sua Spellbound Contemporary  Ballet al Teatro dell’Elfo di Milano per “MilanOltre”, dodicesima edizione della rassegna di danza contemporanea 2012 che dal 3 al 7 ottobre ha presentato la prima tranche di spettacoli, con l’obiettivo principale di mostrare al pubblico quanto accade nel campo della ricerca coreografica sulla scena nazionale e internazionale.

Primo focus dunque su uno degli autori italiani contemporanei più apprezzati attualmente anche in campo europeo, impegnato sia come coreografo che come docente e guest teatcher nei maggiori centri di danza, da Tokyo, a Parigi e Londra. Astolfi ha creato uno stile del tutto personale che intreccia la ricerca di nuove forme estetiche e di movimento, con scelte drammaturgiche e teatrali che guardano anche alla narrazione e al racconto, con riferimenti al mondo letterario e della storia dell’arte.
Per i suoi danzatori Mauro Astolfi  ha creato uno stile molto fluido, che potremmo definire postclassico, contaminato ovviamente dalla danza classica accademica, ma anche dal jazz e dal contemporaneo, una danza che privilegia la fisicità, i complicati intrecci di gambe e braccia  dei ballerini che compiono difficili evoluzioni attraverso improbabili prese in aria o sul pavimento, sfidando le leggi di gravità.


Della Speelbound all’Elfo sono stati presentati tre coreografie di Astolfi e cioè “Relazioni pericolose” su musiche originali di Notfromearth, “Carmina Burana” su musiche di Vivaldi e Orff, mentre la terza serata in programma ha visto la presentazione di due coreografie più astratte e cioè “Downshifting” su musiche di autori vari e “Lost for words” con musiche di Loscilli e Biber.

In “Relazioni pericolose” nove ballerini si fronteggiano salendo e scendendo da divani, sedie, tavoli che invadono la scena e che in alcuni momenti diventano delle vere e proprie barriere da sconfiggere, superare, oltrepassare. I tavoli allineati uno vicino all’altro appaiono come muri invalicabili e diventano una barriera che sembra visualizzare complicati conflitti amorosi. Seduti uno di fronte all’altro i ballerini intrecciano relazioni, prima con gli sguardi poi attraverso il movimento  dei corpi che alternano lentezza a velocità, salti a cadute improvvise, scatti repentini a inaspettati svenimenti, giocando sui disequilibri.

I danzatori attraggono e respingono allo stesso tempo simulando possibili e impossibili amplessi, in un flusso continuo di passi a due che si alternano a terzetti. L’ambientazione scenografica rimanda a quella dell’interno di un appartamento che viene messo a soqquadro quando per esempio un divano viene ribaltato e su di questo si arrampicano i danzatori, oppure sedie e tavoli vengono accatastate una sull’altra e una danzatrice appare con una lettera in mano.
Pur prendendo spunto dal romanzo di Pierre Choderlos De Laclos “ Le relazioni pericolose” del 1782 , considerato uno dei capolavori della letteratura francese nel quale si narrano le avventure di due libertini appartenenti alla nobiltà francese del diciottesimo secolo, Astolfi elimina del tutto l’ambientazione settecentesca spostandola nel nostro tempo e ambientando il balletto  in una strana casa dove si incontrano giovani che vanno e vengono, scambiandosi  lettere e appuntamenti.  Qui le relazioni diventano sottili e pericolose perché non si capisce esattamente con chi e perché si sta entrando in relazione.


In “Carmina Burana” invece le inquietanti luci e ombre medievali suggerite dalla musica di Carl Orff vengono rese da Astolfi attraverso una  coreografia che gioca sul simbolico e sulla plasticità quasi scultorea dei corpi dei ballerini che passano dalla gioia sfrenata alla tristezza, dalla spiritualità alla scurrile ambientazione della “taberna” intesa come bordello, nella quale si lasciano andare metaforicamente ai più bassi istinti. Il balletto si sviluppa attorno a due principali elementi scenografici ovvero un armadio e un tavolo. Nel primo i corpi dei ballerini si nascondono come alla ricerca di un luogo dove ricordare la proprio infanzia, sull’altro invece si esibiscono come se diventassero essi stessi delle cibarie da mangiare.

Di tutt’altra cifra stilistica invece le altre due coreografie presentate da Astolfi all’Elfo per “MilanOltre”. In “Downsthifting" torna infatti al movimento puro poiché, come spiega lo stesso coreografo “la compagnia si trovava in un momento di transizione in cui era necessario operare delle scelte significative”. Ed in effetti la coreografai si dipana attraverso movimenti riflessivi attraverso i quali i singoli danzatori sembrano cercare se stessi. In “Lost words- l’invasione della parole vuote” Spellbound” esplora le reazioni del corpo rispetto alla costante invasione delle parole. Il dialogo tra i corpi dei ballerini sembra infatti non lasciare spazio alla parola, un lavoro dunque di percezione reciproca che supera e scavalca la comunicazione verbale.
 

Visto il 04-10-2012