Prosa
ROAD MOVIE

Sulle strade dell'anima

Sulle strade dell'anima

Angelo Di Genio, uno dei talenti più apprezzati della sua generazione, è il vibrante interprete di Road Movie, monologo di Godfrey Hamilton. Un testo ambientato negli Stati Uniti degli anni Novanta, periodo in cui la lotta all’AIDS era una delle istanze sostenute con appassionato vigore dalla comunità gay americana.

Sopravvissuti “on the road”
Al centro del racconto, c’è il viaggio - durato cinque giorni - che Joel, trentenne omosessuale, intraprende da New York a San Francisco per ricongiungersi a Scott, destinato a rimanere un amore perduto. Ad accompagnarlo sul palcoscenico, un musicista che suona dal vivo violoncello e pianoforte. Nel corso di questa avventura “on the road”, il protagonista dà voce e corpo a un gruppo di “sopravvissuti”: anime alla deriva in lotta perenne contro una malattia che sembra non lasciare scampo. Tra loro, un’attempata “regina” che distribuisce generosamente preservativi alla platea, gridando con fierezza “avvolgilo nella plastica”. E una tossicodipendente che mostra, con un leggero senso di rimpianto, i propri piercing, ognuno dei quali porta il nome di un amico sconfitto dalla malattia.

Una regia cinematografica
La regia imprime sul testo un’impronta decisamente cinematografica: piuttosto evidenti, infatti, sono i riferimenti a pellicole come Priscilla la regina del deserto, Philadelphia, Milk. Al protagonista, che dà voce a tutti i personaggi, va riconosciuto il merito di riuscire a districarsi, a volte anche in maniera disarmante, nei complicati meandri emozionali descritti dal testo, che comunque sembra rafforzarsi facendo largo e consapevole uso di stereotipi e luoghi comuni, quali  una giovinezza piena di eccessi (“scivolavo sui muri alla ricerca di quella piccola parte di me stesso").

Occhio al buio
Piccola nota sull’utilizzo dell’occhio di bue (o seguipersone), non sempre utilizzato in modo appropriato: da un lato segue abbastanza regolarmente i movimenti del protagonista e dei suoi “compagni di viaggio”, sottolineandone efficacemente i diversi moti dell’animo; dall’altro, non si può fare a meno di notare come alcune scene, invece, vengano rievocate  (e costruite) al buio, generando frequenti “vuoti scenici” e interessanti sottotesti, non sempre immediati da cogliere in una situazione di penombra o totale oscurità.

Consigliato a chi ha già avuto modo di apprezzare la stringente attualità di un’opera edificante, quanto trasgressiva, come Angels in America, di Tony Kushner.

Visto il 28-03-2017