Mettere in scena una fiaba o una favola non è mai difficile, ma se questa si chiama Robin Hood diventa una vera e propria sfida.
Un personaggio segnato dal dolore e dalla vendetta, che è stato abbandonato persino dal suo popolo, al quale però non girerà mai le spalle, l’amore per Marianna che dovrà sposare il perfido Guyo; un mixer di emozioni difficilmente trasportabili in scena, senza rendere l’opera prettamente per un pubblico adulto.
Beppe Dati non solo vince questa sfida ma tira fuori il suo asso nella manica: Manuel Frattini, che affrontando un personaggio così complesso ne esce ancora (se possibile) più bravo e convincente.
Da menzionare i testi delle canzoni dove ogni singola parola ha uno scopo preciso e trasmette allo spettatore un’emozione ben definita, come le scenografie semplici e suggestive che riescono al meglio a trasportarti nelle varie location della favola.
Un caso a parte Mimma Lovoi che caratterizza il personaggio della tata con una simpatia unica e travolgente, e strappa ad ogni battuta un fragoroso applauso.
Un’opera da non perdere che può vantare di essere riuscita in una delle imprese più ardue del teatro: riuscire a coinvolgere i giovani!
Non rimane che acquistare un biglietto, sedersi, liberare la mente e lasciarsi trascinare dalla propria fantasia.
Teatro Verdi di Firenze 18/11/2008
Visto il
al
Principe
di Palestrina
(RM)