SANGUE

Il 19 maggio al Teatro Aur…


	Il 19 maggio al Teatro Aur…

Il 19 maggio al Teatro Aurora di Marghera è andato in scena in prima regionale lo spettacolo Sangue della compagnia genovese Teatro Cargo.

La drammaturgia di Alessandra Vannucci e Laura Sicignano – quest’ultima firma anche la regia dello spettacolo- comincia come la più tradizionale delle favole, con la formula “c’era una volta” ma il racconto più prosegue più prende i connotati di un tremendo incubo: il protagonista della vicenda è Gilles De Rais, serial killer del 1400, conosciuto anche come Barbablù.

Dopo la morte sul rogo di Giovanna D’Arco, la “ragazza maschio”, al cui fianco aveva combattuto come luogotenente nel vittorioso assedio di Orleans, Gilles si era lanciato in una serie di efferati delitti prediligendo come vittime innocenti bambini.

Ma ora è giunto il momento di scontare la pena.

È l’ultima notte per Gilles, in una cella aspetta l’alba e il rogo. Solo una serva è al suo fianco, timorosa, sommessa. Gilles, fanatico, paranoico, autoritario, vuole giocare, come un bambino. Vuole giocare a fare il re, mentre la serva interpreta Giovanna.
Così, ripercorrendo le tappe dell’intera vicenda della martire in questa macabra messa in scena, Gilles rivela i suoi peccati, le sue paure che, fino ad un momento prima, sembrava non gli appartenessero neppure; si chiede ripetutamente dove era Dio mentre Giovanna veniva condannata al rogo, dov’era mentre lui era intento ad uccidere tutti quegli innocenti.

L’atmosfera in scena è cupa, dà l’idea di un tempo antico, dimenticato, bloccato sotto uno strato di polvere; un tempo di violenze e ingiustizie, di decadenza e pazzia. Un tempo lontano eppure familiare, già visto o sentito in altrettante scene di violenza e d’orrore che anche oggi siamo costretti a conoscere quotidianamente.

Reso pazzo dalla guerra, Gilles uccide in nome di Dio, ed è nel sangue che cerca delle risposte: “Ho frugato in mucchi di viscere per trovare la verità, ho trovato solo sangue”.
Lui, peccatore, morirà solo, nessuno verrà a salvarlo e  non si accorge neppure che quel Dio che non riesce a trovare è sempre stato lì, con lui, nella cella, silenzioso ascoltatore celato dietro agli occhi di una serva di Dio, Giovanna, martire per difendere la sua fede. Lei, candida presenza, proiezione della mente dell’assassino, lo conduce all’alba, al momento del confronto finale. Barbablù, “mago mancato, gigante debole” che ha giocato a fare Dio decidendo della vita e della morte di molti innocenti, davanti al giudizio finale non potrà fare altro che piangere, come un bambino.

Intensa drammaturgia, convince ed appassiona grazie alla recitazione dei bravi attori in scena, Roberto Serpi e Simona Fasano che riescono a coinvolge emotivamente lo spettatore nella terribile vicenda. Non mancano momenti in cui la tensione si allenta attraverso una battuta o un paradosso ma il riso che ne scaturisce resta sempre amaro.

Visto il 19-05-2011
al Aurora di Mestre (VE)