Tratto da un racconto di Roberto Saviano, riadattato da Giuseppe Miale di Mauro e Mario Gelardi che ne firma anche la regia, Santos è uno spettacolo che sta velocemente facendo il giro d’Italia ed è arrivato anche al Toniolo di Mestre davanti ad un folto pubblico, partecipe ed attento.
Viene messo in scena un teatro che vuole parlare a tutti e fare arrivare il suo messaggio in modo semplice e diretto, senza virtuosismi né paure. È teatro civile e di denuncia, non delude le attese dello spettatore.
Una voce fuori campo da telecronaca calcistica racconta passo dopo passo la storia di quattro ragazzini della periferia di Napoli e del loro sogno, giocare a pallone.
Sullo sfondo di una piazza claustrofobica che sembra la cella arrugginita di un carcere di massima sicurezza, le vite dei giovani protagonisti corrono veloci dietro al pallone, il Supersantos, e parallelamente si insinua anche il gioco sporco della camorra che li utilizza come vedette pronte ad avvisare gli spacciatori dell’arrivo della polizia.
Tra soldi facili e palloni sempre nuovi, gli anni passano per i ragazzini che diventano adolescenti e poi adulti. Diego (Giuseppe Miale di Mauro) il più bravo a giocare a pallone, è buono e ingenuo, rincorre talmente tanto il suo sogno da “tradire” il boss Tonino Porcello (Ivan Castiglione), non fermandosi ad urlare con gli altri per avvertire dell’arrivo della polizia perché troppo intento in una azione che culmina in un goal spettacolare. Per lui quello che poteva sembrare un errore si trasforma in possibilità di riscatto. Bandito dal campo da gioco troverà il coraggio di andarsene e realizzare il suo sogno altrove.
Chi resta invece deve decidere da che parte stare. Ciro (Adriano Pantaleo), il più scarso di tutti nel gioco, non ha dubbi e si mette alla totale mercè di Tonino, Giuseppe e Giovanni (Francesco di Leva e Giuseppe Gaudino) rimangono sempre nel limbo di chi è bloccato per comodità o paura.
Scegliere se restare o avere il coraggio di andarsene e ricominciare. Scegliere tra i soldi facili o realizzare il proprio sogno. Scegliere. Questo è il messaggio dello spettacolo; c’è sempre la possibilità di scelta anche se sembra che sia la vita ad aver già scelto il destino di ognuno.
E sarà Diego a fare la scelta più difficile, a scapito della sua carriera: denuncia, con una lettera, che la camorra è arrivata anche nel mondo del calcio.
Bravissimi gli attori, gli stessi che hanno fatto parte del cast della trasposizione teatrale di Gomorra, pulita la regia che sottolinea temi, tensioni e caratteri, ed efficace la scelta di inserire come leitmotiv il suono del pallone che rimbalza e si confonde con i battiti di un cuore pulsante che scandisce il tempo della vita e delle scelte.