Se la trama di questa commedia, basata su imprevisti ed equivoci, potrebbe sembrare simile a tante altre, la chiave del successo di questo lavoro di Ray Cooney, come dei precedenti, risiede ancora una volta nelle bugie e nella simulazione, portati all’estremo, fino al ridicolo che suscita, appunto, la risata.
Grazie alla regia di Gianluca Guidi, che sembra riconfermarsi in perfetta sintonia con i testi dell’autore inglese ed un’interpretazione impeccabile e spontanea del cast composto da 9 attori, assistiamo ad una macchina perfettamente funzionante, che ingrana a ritmi forsennati, trascinandoci tra sorprese e gag di sicuro effetto.
A manovrare egregiamente la macchina è Antonio Catania, nel ruolo del Ministro del Governo, che - attore nella parte dell’attore – sembra nato per mentire ed improvvisare menzogne sempre più originali e fantasiose, inventando realtà fittizie che coinvolgono le persone attorno a lui, vittime inconsapevoli dell’inganno. Man mano che la trama si sviluppa, a dover essere nascoste e camuffate sono situazioni, personaggi e verità sempre nuovi, fino a quando le bugie entrano in contrasto l’una con l’altra e gli stessi spettatori perdono il conto di quante ne sono state dette e chi dovrebbe sapere cosa.
Esilaranti le reazioni improvvisate ed eccessive dei protagonisti dovute al panico, quando temono di essere scoperti.
Ma se Catania è il “burattinaio”, ciascun interprete apporta qualcosa di “suo” nella commedia: Gianluca Ramazzotti, più imbranato di quanto fossimo abituati a vederlo, nei panni del segretario personale dell’Onorevole, tenta disperatamente di entrare anche lui nel meccanismo di bugie avviato dal suo capo, risultando terribilmente goffo e divertente; Raffaele Pisu, avido cameriere tutto fare dell’Hotel Plaza, suscita simpatia proprio per il fatto, invece, di rimanere quasi impassibile di fronte alle situazioni paradossali a cui assiste; Nini Salerno, Direttore d’albergo terribilmente e fastidiosamente invadente e moralista; Antonio Pisu, che merita un applauso per la sua perfetta interpretazione del morto; le donne, Miriam Mesturino segretaria del partito d’opposizione, Licinia Lentini moglie dell’Onorevole e Selene Rosiello infermiera della mamma del segretario, le quali subentrano una alla volta ad affollare sempre più la scena e complicare la vicenda, tutte sensuali, decise ed inaspettatamente lascive e libertine.
Se ogni cosa è perfettamente funzionante si deve anche riconoscere l’importanza che hanno, in tal senso, le soluzioni adottate per la scenografia, che non solo è curata nel dettaglio e piacevolmente verosimile ma, grazie a porte, finestre e guardaroba, consente anche le continue entrate ed uscite dei personaggi, nei loro inseguimenti.