A trent’anni dalla scomparsa del grande tenore Mario Del Monaco il figlio Giancarlo, in collaborazione con Elisabetta Romagnolo, ha voluto organizzare proprio allo Sferisterio, ove il padre nel 1967 inaugurò con un memorabile Otello la nuova stagione di produzione lirica, un grande gala in suo onore, grazie alla presenza di alcune delle voci più acclamate sui palcoscenici operistici internazionali che si sono esibite, è bene dirlo, a titolo completamente gratuito.
Sul grande muro di fondo dell’arena vengono proiettate, inquadrate da fasci di luce blu e bianchi, immagini del grande tenore, quasi un grande sipario della memoria che fa ripercorrere al pubblico le principali tappe della carriera artistica di Del Monaco, aiutando la conduttrice Elena Filini a collegare quest’ultime ai brani in programma.
Ben sedici gli artisti presenti e venti le arie da loro eseguite nel corso della serata, mostrando certo diversi gradi di esperienza e capacità vocale, ma mantenendo comunque alto il livello generale della prestazione. Inutile l’amplificazione effettuata tramite l’uso di microfoni, assolutamente superflui all’interno della Sferisterio il quale gode già di un’ottima acustica, che ha causato, soprattutto per chi occupava i posti più laterali di platea, una percezione appiattita e talvolta alterata delle voci.
Fra le migliori prestazioni della serata si devono annoverare certamente quelle di due grandi signore della lirica Daniela Dessì e Fiorenza Cedolins che spiccano per l’intensità drammatica delle loro esecuzioni: solidissima tecnica di emissione, timbro caldo e vellutato, fraseggio ricco di colori per la prima, intenso lirismo, grande ampiezza vocale, morbidezza di toni per la seconda. Vissi d’arte da Tosca e Pace mio Dio da La forza del destino le arie eseguite dalla Dessì, Mario! Mario!Mario!... Son qui sempre da Tosca (con Jorge De León) e Io son l’umile ancella da Adriana Lecouvreur quelle eseguite dalla Cedolins.
Perfetto anche il Cortigiani, vil razza dannata di Luca Salsi che già ci ha offerto uno straordinario Germont padre ne La Traviata in scena in questi giorni sempre allo Sferisterio. Egli si conferma un interprete verdiano di rilievo, il timbro è scuro, il fraseggio curato, la voce ben appoggiata.
Emozionanti le performances di Marco di Felice con la sua vibrante esecuzione di Nemico della patria tratto da Andrea Chénier e di Roberto Aronica il quale, nonostante un leggero problema di intonazione sul finale, ha mostrato nell’aria di Ernani Mercè diletti amici… Come rugiada al cespite di possedere uno strumento di grande estensione e un timbro ricco di vigore e colori.
A completare il quadro la voce di Gianluca Terranova che ha mostrato un’ottima scioltezza in acuto, quella di Silvia Dalla Benetta squillante e ben proiettata, quella sonora, anche se affinabile, di Jorge De León. Con loro si sono esibiti anche Lana Kos, Giancarlo Monsalve, Nataliya Tymchenko, Vladimir Galouzine, Sun Xiuwei, Anna Malavasi, Gezim Myshketa, Gustavo Porta.
Sul podio Gianluca Martinenghi ha diretto con maestria l’Orchestra Regionale delle Marche che ha saputo ben accompagnare tutti i cantanti. Grande il successo di pubblico che ha gremito l’arena e che si è profuso in numerosi applausi.