Danza
SERATA PETIT

Milano, teatro alla Scala, “S…

Milano, teatro alla Scala, “S…
Milano, teatro alla Scala, “Serata Petit” balletti di Roland Petit QUANDO LA MUSICA SI FA DANZA “Serata Petit” raccoglie un trittico del maestro francese, presentato prima al Regio di Parma nella stagione ParmaDanza 2008 ed ora approdato sul palco scaligero dopo la pausa estiva. In Petit il movimento nasce dalla musica e con Bizet il legame è particolarmente significativo, sia nel caso di uno dei primi capolavori del Maestro, quell'esemplare “Carmen” del 1949 divenuta presto cavallo di battaglia delle compagnie di Petit e della sua compagna d'arte e di vita Zizi Jeanmaire, sia nel caso de “L'Arlésienne”, creata nel 1974 su una tavolozza orchestrale piena di colori, bruciata dal sole come le tele di Van Gogh. Rari sono invece i casi come quello di “Le Jeune homme et la Mort”, in cui la versione definitiva della musica (Bach nella orchestrazione di Ottorino Respighi) segue la composizione coreografica del balletto. Il medesimo linguaggio coreografico accomuna i tre balletti, improntati sulla classicità dei gesti ma con aggiornamenti moderni e caratterizzati da un andamento narrativo. L'Arlésienne, tratta dal testo di Alphonse Daudet, ha scenografie di René Allio basate sulla pittura di Van Gogh, con pennellate divise e contorte, campi di grano soleggiati e campagne assetate con rade case; i costumi di Christine Laurent sono di ispirazione vagamente provenzale, in bianco e nero con la cintura rossa di stoffa per i contadini. La storia narra dell'amore di Frederi e Vivette, separati dal “fantasma” dell'Arlesiana, che non compare mai in scena, fortemente amata dal protagonista, fisicamente assente ma presente costantemente nella dimensione sentimentale. Mentre Vivette mostra una forte tensione verso Frederi, egli costantemente guarda verso il vuoto, dominato dalla passione per la ragazza di Arles. Fino al drammatico finale, quando si spalanca una finestra sul fondo nero, dentro cui si tuffa Frederi. Fondamentale l'apporto del corpo di ballo, i cui movimenti intrecciati di assieme delineano i momenti drammatici e giocosi. Marta Romagna è una timida e felice Vivette, Mick Zeni un Frederi dalle notevoli capacità attoriali, con lo sguardo perso nel vuoto. Le Jeune homme et la Mort è tratto da un'idea librettistica di Jean Cocteau: un ragazzo attende con impazienza qualcuno all'interno di una soffitta sghemba e misera, bohèmienne; affoga nell'angoscia la sua esistenza e la lascia scivolare via buttandosi tra le braccia di una donna vestita di giallo, la Morte in persona e la seguirà, come un personaggio di Chagall, sui tetti di Parigi, dopo essersi impiccato a una trave del soffitto. Dopo l'atmosfera solare del primo balletto, qui prevale una dimensione esistenzialista, un luogo mentale in cui l'uomo non può contare su se stesso per giustificare la propria esistenza e dare un senso alla vita. Bravi l'atletico Antonino Sutera e la fatale Gilda Gelati nei due ruoli. Le scene sono di Georges Wakhevitch e i costumi di Karinska e, rispetto all'Arlésienne, mostrano maggiormente il passare del tempo. In Carmen hanno grande spazio la protagonista e Don Josè, Escamillo è solo una sbiadita presenza, Micaela non compare. Carmen è donna libera, tentazione irresistibile, animale selvatico che preferisce la morte alla cattività. Ironia, erotismo ed esistenzialismo sono le tinte dominanti dei movimenti che raccontano di una travolgente passione. Sabrina Brazzo è Carmen nella fisicità quasi androgina di Renée Jeanmaire. Andrea Volpintesta è un fascinoso Don Josè con l'elegante mantello nero, simbolo della sua appartenenza a un rango sociale diverso dagli altri. Eris Nezha è il torero fatuo, Antonella Albano, Maurizio Licitra e Matteo Gavazzi i tre banditi che ricordano le streghe di Macbeth. Il corpo di ballo completa il cast, perfetti nella scena con le sedie. Ma il pubblico è rapito dai passi a due, nella camera da letto e nel finale, la tauromachia che non ha alternative alla morte. Le scene sono del pittore catalano Antoni Clavè (nel dopoguerra furono una rivelazione, oggi meno), come i costumi. David Garforth ha diretto con la consueta perizia l'orchestra dell'Accademia del teatro alla Scala. Teatro gremito: la rappresentazione “Invito alla Scala” riserva l'ingresso a giovani ed anziani. È stato un piacere vedere tanti giovanissimi entusiasti e plaudenti, una vera festa. Visto a Milano, teatro alla Scala, l'11 settembre 2008 FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
al Teatro Alla Scala di Milano (MI)