La storia di “Serenata luntana”, recital di canzone napoletana eseguito da un’orchestra da camera di quattro elementi e dalle due voci di Fiorenza Calogero e Mario Zinno, si iscrive in un contesto di recupero e omaggio della tradizione napoletana verace, che affidava l’accompagnamento musicale delle sue serenate principalmente agli strumenti a plettro, mandolino e chitarra.
In questo contesto l’Accademia Mandolistica Napuletana propone per oltre un mese questo spettacolo in uno scenario anch’esso carico di storia, quello del teatro dei Comici, già noto come teatro Rossini, luogo suggestivo che nelle sue strutture moderne sorge su uno spazio antichissimo, dove fu ospite nei suoi ultimi giorni di vita Santa Caterina, copatrona di Roma.
L’accento su questa duplice pagina di storia, legata al teatro stesso e alla tradizione di Napoli ospite a Roma, serve a ricollocare il senso di quest’operazione teatral-musicale, voluta alla fine della stagione di questo teatro da sempre dedicato alle commedie popolari, romane e napoletane.
I tre mandolini e la chitarra dell’Accademia Mandolistica Napuletana, diretta da Mauro Squillante e Leonardo Massa, vengono ospitati sul piccolo palco non come semplice accompagnamento, ma vera e propria espressione artistica accanto alle performance dei due interpreti vocali che si fanno testimoni con la loro voce di melodie sempiterne quali “Era de Maggio”, “Santa Lucia luntana”, “Lo Guarracino”, altrettanti frammenti di storia della musica legate alle vicende del capoluogo partenopeo.
Nonostante la cornice teatrale quello che, soprattutto nelle battute finali del recital, coinvolge il pubblico è ancora una volta il fascino e la passione di questo tipo di musica che, come si evince dalle spiegazioni a carattere storico che ogni tanto i due protagonisti offrono delle loro interpretazioni, sposa in tutto la storia e gli uomini che l’hanno creata.
Sono parole, melodie, che ripropongono sentimenti forti, colori e profumi di una regione da sempre al centro del sentimento, dell’amore e anche dell’odio e della malinconia: come una vera e propria rivisitazione proustiana lo spettatore ha voglia di chiudere gli occhi e abbandonarsi alle immagini nascoste ma vividissime che gli passano attraverso le note pizzicate degli strumenti e i florilegi vocali di una tradizione antichissima e sempre attuale.
Il cuore di Napoli passa attraverso le sue voci: quello di ieri sera ne è stato un esempio puntuale anche se rimane, non del tutto immotivata, la sensazione che parte della performance dei due peraltro preparatissimi interpreti abbia sofferto di un carico di timidezza ed eccessiva prudenza, che probabilmente va ascritto allo spazio incantevole ma comunque chiuso del teatro, che forse mal si accorda con il vero fuoco napoletano, bisognoso di piazze e luoghi aperti.
Roma, 5 giugno 2009
Teatro dei Comici
Visto il
al
Dei Comici
di Roma
(RM)