Trisha Brown, una delle più acclamate coreografe emerse dall’era post moderna e post-moderna prima ancora della nascita di questa corrente, spinge i limiti dei movimenti coreografici modificando definitivamente il concetto di danza moderna. Attraverso l’esplorazione del territorio di Soho, crea le prime coreografie per spazi alternativi. La compagnia di cui si avvale è poco numerosa, nove danzatori soltanto, ma trattati e valorizzati ciascuno come solista.
Tra i lavori presentati per RED 2009 c’è un intervallo temporale di vent’anni: da “Set and Reset”, un pezzo icona dell’era post-moderna, del 1983, a “L'amour au theatre”, un pezzo del 2009.
Set and Reset (1983) è forse il lavoro perfetto per antonomasia creato da Trisha Brown e certamente iniziare una serata con un momento tersicoreo così alto è un grande rischio. Inizia con questo lavoro, più di vent’anni fa, la collaborazione di Trisha Brown, non solo coreografa ma visual artist completa, con artisti di prim’ordine quali Robert Rauschenberg e la musicista Laurie Anderson. Dalle indicazioni della coreografa: "Per Set and Reset, ho ideato una lunga frase coreografica che circonda il perimetro esteriore della scena e funziona come tapis roulant, al centro della scena si svelano pian piano i passi a due, a tre e gli assoli”. Set and Reset è un lavoro completo, fluido, imprevedibile, geometricamente stilizzato, improntato ad un’apparente semplicità, ambiguità e percezione dello spazio. Nei costumi trasparenti di Robert Rauschenberg questa coreografia meticolosamente costruita dà l’impressione di una cascata impetuosa ma ordinata che scivola via. Con i corpi elastici, a volte elusivi dei suoi ballerini T.B. cattura lo spirito della musica appositamente composta da Laurie Anderson, e il tutto diventa un caleidoscopio di impulsi e manifestazioni sempre in movimento. Questa coreografia è intellettualmente rigorosa, sempre sorprendente nei suoi movimenti lineari e resistenti a un tempo. I dorsi rilassati, gli arti apparentemente lasciati liberi, la gestualità quasi quotidiana, i danzatori che sembrano non coedersi ma che ipnotizzano producono un ordine quasi matematico dal caos apparente. I ballerini a coppie o in gruppi più numerosi rendono la scena costantemente ondeggiante, ma col filo conduttore evidente della linearità, che si traccia sul terreno dissonante come una melodia. Nel guardare questa coreografia si prova un piacere cristallino, austero, e si percepisce quasi una geometria del silenzio. I passi a due, a tre e gli assolo sono molto pregnanti, intime esplorazioni di angolarità e forme che esplodono in flussi di danza complessiva. Sono minuti di eleganza genuina messa in scena con virtuosismo e tecnica impeccabili.
You can see us (1995) sono 10 minuti di rigorosissimo intellettualismo post-moderno.
E’ la versione in passo a due di “If you couldn’t see me” (1994), un pezzo in cui una figura femminile rappresentava interamente la danza volgendo le spalle alla platea. Non le si vedeva il volto, ma solo la spina dorsale, flessuosa come un’onda e precisa nei movimenti, messa in risalto dal costume disegnato da Robert Rauschenberg. L’impatto visivo ottenuto adattando la composizione originale in immagini che si riflettono amplifica la suggestione dell’idea primaria.
I due ballerini nè si toccano, nè si guardano, eppure la tensione tra di loro è palpabile.
L’Amour au theatre (2009) è una composizione ispirata dalla musica barocca dell’opera Hippolyte et Aricie, diJean-Phillipe Rameau. Questa coproduzione del Théâtre National de Chaillot di Parigi, del De Singel di Anversa, del National Endowment for the Arts e del New York City Department of Cultural Affairs, è il prodromo di un lavoro complesso di opera e danza che sarà sulle scene il prossimo Giugno 2010. T.B. per l’occasione si confronta nuovamente con la musica antica e barocca, dopo la prima esperienza del 1998 con l’Orfeo di Claudio Monteverdi. Questa coreografia, intrisa di sensualità e modernità, integra magistralmente la musica barocca nelle movenze contemporanee, in un elegante e astratta interpretazione. I danzatori scivolano in passi a due, a tre, a quattro, e così via attualizzando gavotte e rigaudons, dando quasi l’impressione di una pacifica e cortese società contemporanea. La musica di Rameau offre opportunità di grandeur che T. B. traspone nella sua coreografia con severa semplicità.
Visto il
30-10-2009
al
Municipale Romolo Valli
di Reggio Emilia
(RE)