Seven Tunes on the Flute della drammaturga inglese Sam Hall è andata in scena al teatro Belli di Roma, in occasione della 12ma edizione di Trend nuove frontiere della scena britannica, in prima mondiale il 7 e 8 aprile uu.ss., nella traduzione italiana di Valentina Rapetti.
Di questa commedia Hall ha detto spiegato: Non avevo voglia di scrivere una commedia che presenta una coppia che litiga in una stanza (perché l'ho già fatto), ma qualcosa che potesse raccontare una storia più grande, cercando di catturare l'essenza della vita in Gran Bretagna più o meno nel corso degli ultimi 20 anni come riportato in un post* del blog 17percent da lei fondato per il sostegno e la diffusione della drammaturgia al femminile.
Seven Tunes on the Flute racconta le vicissitudini di un gruppo di otto amiche e due amici nell'arco di 20 anni, durante i quali le vite di tutte e di ognuno sono sconvolte dall'incidente avuto da David, uno dei due ragazzi del gruppo, in seguito al quale rimane in coma per più di 15 anni.
Venti anni di relazioni interpersonali segnate da innamoramenti e separazioni mai davvero superate (soprattutto nel caso di Kier secondo ragazzo del gruppo e migliore amico di David) o da problemi di
autostima che inducono a comportamenti sessuali disinvolti o al suicidio.
Così mentre da un lato con il passare degli anni le speranze che David, amico, fratello, figlio, innamorato, possa risvegliarsi dal coma scemano (solo una ragazza continua a fargli visita costantemente e a parlargli, raccontandogli tutto quello che succede loro e nel mondo) dall'altro un gruppo ristretto di amici e amiche che amministra un fondo monetario per garantirgli le migliori cure mediche private (dato lo smantellamento del sistema pubblico sanitario...) deve fronteggiare una crisi economica in seguito ad alcuni investimenti sbagliati.
Il fondo ha raccolto i proventi della vendite dei quadri di David, diventato artista famoso e richiestissimo in seguito al suo incidente, complici alcuni libri scritti su di lui (fra i quali uno non allineato della madre) e un film che ne ha raccontato vita e incidente.
Questa materia è raccontata in maniera non lineare ma alternando dei flashback e dei flashforward al tempo presente, quello in cui la commedia è stata scritta, in un complesso gioco di apposizioni che da un lato sottolineano la differenza tra i fatti come accaduti e come sono stati percepiti o ricordati dai vari personaggi e dall'altro sottolineando concatenazioni ed effetti di avvenimenti apparentemente scollegati.
Una struttura complessa magistralmente sviluppata e tenuta sotto controllo da Hall che si dimostra abilissima nell'arte del racconto.
L'allestimento di Paolo Zuccari risente in parte della fretta con cui di solito vengono montati gli spettacoli di una rassegna teatrale (poco tempo per le prove e pochissime repliche le uniche tramite le quali uno spettacolo si assesta, si affina e migliora) ma nonostante qualche diseguaglianza nella maturità professionale raggiunta dalle e dagli interpreti raggiunge dei risultati dignitosi sapendo resistere bene ai ritmi calzanti della commedia e ai suoi continui cambi di scena (compresa una complessa scena in discoteca) riuscendo sempre a non scadere nel facile naturalismo televisivo ma mantenendo sempre una certa sobrietà teatrale.
Sobria anche la scenografia che si distingue per l'uso discreto della videoproiezione usata sia per introdurre con una didascalia i periodi temporali di ogni singola scena - quelle del passato precise fino all'ora, spesso identica, quelle del futuro più vaghe, con la stessa dicitura, dopo il 2012 -, sia per mostrare uno dei quadri di David e per restituire una conversazione intercontinentale al pc tra due dei personaggi.
Quello che purtroppo delude è proprio la materia narrata dal testo, almeno per la versione che ne è stata data in occasione di questa sua prima mondiale (non abbiamo letto il testo originale non siamo in grado apprezzare modifiche e tagli, se e se nono stati).
Nonostante i temi affrontati, il valore dell'arte legato all'eco mediatica delle sorti biografiche dell'artista; la cannibalizzazione dei media della sua vita privata a suon di libri e film; il cinismo dei banchieri che dopo aver dilapidato i soldi del fondo monetario sono pronti a staccare la spina di David visto che il fondo non ha più liquidità, tutti questi aspetti rimangono esornativi e la commedia si incarta sulle relazioni amorose tra i personaggi senza uscire mai dall'orizzonte borghese in cui l'autrice, prima ancora che i personaggi, sembra vivere.
L'impressione generale da questo allestimento è che gli otto personaggi femminili si fa muovano in un orizzonte dove gli stereotipi di genere continuano ad essere la materia con cui i personaggi sono costruiti.
Dove l'amore pare essere l'unico scopo nella vita di queste donne mentre quelle che seguono un percorso diverso vengono descritte con notazioni stucchevoli, oltre che blandamente discriminatorie, sulla sessualità disinvolta e dai risvolti anche omo-erotici, come accade a uno dei personaggi femminili con problemi di autostima che, alla fine, apprendiamo essersi suicidata, seguendo uno schematismo affine più a certa fiction televisiva che alla sensibilità della scena teatrale...
Seven Tunes on the Flute si presenta tanto innovatrice nella forma quanto conformista nella sostanza tutta appiattita sul privato dei suoi personaggi senza che una vera curiosità politica ne animi davvero
il racconto.
Una struttura narrativa così ardita e magnificamente riuscita meritava una materia altrettanto interessante.
* Not Lost in traslation post del blog 17percent traduzione del recensore