Dopo il fenomenale film con Brad Pitt e dopo la serie limitata dei 7 gelati tematici dell’Algida, tornano in auge i 7 peccati capitali, dalle masse troppo spesso dimenticati. A tirarli fuori dal cassettone naftalinico (è proprio il caso di dirlo, vista la scenografia!) è il verace Giobbe Covatta, che ritorna con successo al tema sociale. Partito negli anni '90 dalla salvaguardia balene e con il nobile e concreto progetto AMREF in corso, Giobbe delizia ancora gli spettatori con due ore dense e intelligenti, cariche di umorismo sano e miratissimo.
Giobbe, alla faccia della proverbiale pazienza, ne ha per tutti: Dante, il clero, l’immancabile trio Berlusconi-Prodi-Fassino, gli anziani, Adamo ed Eva (e prole), fino a Dio, tacciato benevolmente di farsi sopraffare dall’ira (vedi Ira di Dio!).
Irriguardoso sempre, offensivo mai; ecco il leit motiv dello spettacolo di Giobbe, che rende gli “abiti del male” uno specchio veritiero e allontana quello che una volta era l’ottavo peccato capitale: la Tristezza.
Uno spettacolo intelligente, che si dipana tra musica, canzoni e racconti; un viaggio ironico nel malcostume umano, che comunque porta alla riflessione. Alleggeribile in alcune parti (la Lega Polare), “Seven” ha in complesso buoni tempi scenici e una regia snella e pulita. Parte musicale molto curata, con sette canzoni dedicate a ciascun vizio; bravissimi gli strumentisti Daniele Cappucci, Ugo Gangheri, Kevin Russel.
Da vedere!
Milano,
Teatro Ciak,
5 maggio 2007
Visto il
al
Alighieri
di Ravenna
(RA)