I Pilobolus, un gruppo nato dalla classe di danza del 1971 del Dartmouth College da un‘idea di Moses Pendleton, si ripresentano con “Shadowland”, un lavoro frutto del ben collaudato processo coreografico, che ha dato alla giovane compagnia un assetto non convenzionale ma capace di sfruttare appieno le qualità coreutiche di ciascuno dei dieci danzatori. La loro danza rimane il risultato di un processo di sviluppo collettivo, tipicamente basato sulla spettacolarità dell’atletica, su “quadri” strutturati, sul mimo. Assistiamo ad una sognante rappresentazione, piena di fisicità improbabile altrove, magica nella forza delle oniriche metamorfosi che si susseguono sul palco, anche se non più una novità per questa compagnia. I danzatori trasformano il loro corpo collettivo a creare forme immaginarie, che si fondono l’una nell’altra fino alla rappresentazione di un disegno ancora nuovo, e così via, per quasi tutta la durata della rappresentazione. In questa specie di Alice nel Paese delle Meraviglie non è dato sapere chi siano quelle figure, la cui ombra forma prima un fucile, poi una scarpa, poi un fiore carnivoro. Dietro uno schermo si stagliano le forme iconografiche che danno vita a “corpi” fusi a significare reali quanto inesistenti creature. E’ sorprendente l’uso che i dieci interpreti fanno del peso per costruire nuove pose architettoniche. Con la loro esplorazione della “mutabilità” del corpo umano, i Pilobolus hanno catturato l’immaginazione della platea. Lo spettatore è stato letteralmente trascinato nell’azione scenica, come da una mano che non lo lasciava andare, fino a portarlo quasi a farne parte integrante.
Visto il
08-04-2010
al
Dell'Osservanza
di Imola
(BO)