Dopo una introduzione ecolalica e invadente dell'attrice non protagonista (Federica Santoro che rischia di rimanere intrappolata nello stesso ruolo come tante colleghe del grande schermo), Iacopo Fulgi e Nicola Danesi de Luca dei Tony Clifton Circus ci raccontano vicissitudini che li hanno portati al sodalizio artistico e a fare un certo tipo di teatro, ironizzandoci su (sempre uguale, sempre lo stesso spettacolo) fino al coinvolgimento all'India da parte di Gabriele Lavia e la conseguente ricerca di una nuova teatralità che i due autori attori trovano in un incontro di boxe.
Tra autoreferenzialità e una idea sbagliata di cosa significhi cercare la realtà, Losers non esce dall'alveo del divertissement autocitazionista che intrattiene il pubblico con la stessa disinvoltura superficiale di certa televisione alternativa e non incisiva (e i due attori in scena lasciano spazio anche a un video estemporaneo girato in occasione di Short Theatre) tra maschilisti gesti apotropaici contro l'attrice che porta sfiga e l'immancabile bella di turno che masticando vistosamente un chewingum solleva il cartello con il numero della ripresa connotandosi come spettacolo ma(s)chi(li)sta e squisitamente italico.
Losers
di Tony Clifton Circus
con Iacopo Fulgi, Nicola Danesi de Luca, Federica Santoro
e con Silvia Giacomini, Elettra Mallaby, Alice Palazzi, Monica Piseddu
organizzazione e promozione Francesca Corona per PAV | Diagonale artistica
una produzione Tony Clifton Circus
progetto nato nell’ambito di Perdutamente Teatro India – Teatro di Roma
www.tonycliftoncircus.com
Dopo la bambina di Babilonia Teatri e i bambini e le bambine di Fanny & Alexander anche Teatro Sotterraneo si cimenta con l'infanzia impiegando due giovanissimi facendone i protagonisti del loro nuovo progetto Be Legend Daimon Project descritto come progetto seriale, una docufiction a puntate che ripensa
l’identikit infantile di alcuni personaggi storici o dell’immaginario divenuti leggenda. Ogni puntata un nome. Ogni città un bambino diverso che in ventiquattrore prova a incarnare una personalità eminente per
come poteva essere a 10 anni: i gesti, l’ambiente, i giochi. Cerchiamo nel cucciolo le tracce del mito adulto o gliele mettiamo addosso, costruendo una sorta di profezia a ritroso.
Due gli episodi presentatati a Shorth Theatre Amleto e Giovanna d'arco.
Introdotti da dei titoli di testa che fungono anche da glossa ironica (come quando per Giovanna d'arco si legge "featuring il fuoco") l'idea drammaturgica centrale è quella di evidenziare l'ineluttabilità del destino di alcune icone della cultura occidentale presentandone delle versioni infantili che hanno progetti per il futuro che verranno frustrati da quanto scritto dalla storia o nella letteratura.
Se Giovanna d'Arco vuole fare la parrucchiera e fnirà bruciata al rogo (mentre urla con le braccia sollevate al cielo sulle note di Je ne regrette rien di Edith Piaf) Amleto che vorrebbe fare lo scienziato morirà colpito a morte da una spada e, istruito da Claudio Cirri, anticiperà la propria morte recitandola in scena.
Be Legend si basa sull'azzardo di lavorare con bambine e bambini di 8-10 anni in un lavoro che, a seconda degli e delle interpreti, a volte riesce meglio (Amleto) e a volte meno bene (Giovanna d'Arco).
I testi e le situazioni performati hanno sempre il tocco intelligente e sottilmente ironico che caratterizza i lavori di Teatro sotterraneo compresa una certa cattiveria di fondo mai fine a se stessa ma che indica sempre un percorso, un pensiero critico, alludendo al degrado di una scala di valori nei quali il pubblico viene come provocato e fatto cadere in trappola.
Così la risata che nel pubblico nasce spontanea quando il piccolo splendido Agostino Giannuzzi ripete i gesti finali di Amleto e proferisce la sua ultima battuta Il resto è silenzio prima di rovinare a terra morto gli si spegne malamente in gola quando il piccolo, esanime, viene sollevato da terra da Claudio Cirri che guarda in platea con faccia severa.
Resta però un dubbio di fondo sulla liceità di portare in scena dei bambini così piccoli che non comprendono fino in fondo il testo che portano in scena, un dubbio politico prima ancora che etico, sulla mancata consapevolezza di quanto si chiede loro di fare e di quanto dunque viene loro fatto fare malgrado loro stessi/e.
Un dubbio sottile che percorre le due puntate, dove il testo non sembra più incentrarsi nello scollamento tra le situazioni presentate in scena e quello cui corrisponde loro nel mondo reale ma sull'accondiscendenza spontanea con la quale il pubblico accoglie la performance di un bambino o una bambina la cui presenza in scena non allude ad altro ma si appiattisce su una vacua autoreferenzaialità.
Dubbi che in Giovanna d'Arco diventano più suisitamente etici per certe scelte di testo come quella inopportuna, perchè arbitraria e tutto sommato poco aderente all'icona di Giovanna d'Arco, di riprodurre in scena l'audio di una sequenza del film di Besson su Giovanna d'Arco nella quale un cavaliere uccide la sorella della pulzella e ne stupra il cadavere, con tanto di respiro affannato che si placa solo al raggiungmento dell'orgamso.
Va bene che Sara Bonaventura tappa le orecchie della piccola Giovanna Martorana ma chi tappa le orecchie del pubblico?
Teatro Sotterraneo
BE LEGEND! Hamlet | Jeanne d'Arc Daimon Project
concept e regia Teatro Sotterraneo
in scena un/una bambino/a, Sara Bonaventura, Claudio Cirri
scrittura Daniele Villa
luci Marco Santambrogio
consulenza costumi Laura Dondoli, Sofia Vannini
grafica Massimiliano Mati
produzione Teatro Sotterraneo
coproduzione Associazione Teatrale Pistoiese, Centrale Fies
col sostegno di BE Festival, OperaEstate Festival, Regione Toscana
residenze artistiche Centrale Fies, Associazione Teatrale Pistoiese, Armunia, Warwick Arts Centre
Teatro Sotterraneo fa parte del progetto Fies Factory
Extra
SHORT THEATRE 8 SESTA SERATA
E' di scena ancora l'infanzia.
Visto il
12-09-2013
al
Macro testaccio/La Pelanda
di Roma
(RM)