Lucia Mascino porta in scena un monologo di circa cinquanta minuti scritto dalla drammaturga che esplora un tema ricorrente: la crisi dell’artista.
Smarrimento, una produzione Marche Teatro al primo appuntamento in tournée con il pubblico, dopo il debutto in anteprima al Teatro Sperimentale di Ancona — città natale dell’attrice protagonista, Lucia Mascino — porta in scena un monologo di circa cinquanta minuti scritto dalla drammaturga Lucia Calamaro che esplora un tema ricorrente, comune a tante opere legate alla contemporaneità: la crisi dell’artista.
L’arte in questione in questo caso è la scrittura, e il momento di crisi è quella fase particolarmente delicata, ma foriera spesso di albe luminose e natali a colori, in cui i personaggi del libro che si va scrivendo si incuneano nei meandri della mente ma sembrano non volerne sapere di finire scritti come si vorrebbe sulla pagina, che rimane bianca.
Le parole per dirli
La scena si svolge in atto unico in un salotto di casa bianco candido, illuminato e moderno. Vi campeggia una libreria ben fornita, con un intero scaffale di libri pubblicati dall’autrice. Lucia Mascino circola in tondo inquieta con indosso una sorta di pigiama palazzo naturalmente bianco, dialogando col pubblico inganna l’ansia e l’attesa della venuta alla luce di una famiglia di personaggi non tanto in cerca d’autore, ma delle parole per essere detti, per esistere.
Anna, è uno di questi personaggi, ed è lei ad apparire per prima in scena: fuma ed è alle prese con una telefonata al marito in cui si parla della figlioletta Margherita. Anna è un’altra, non è la scrittrice e non è l’attrice che interpreta la scrittrice, non è nemmeno l’autrice del testo che le dà vita, ma in questo gioco di scatole cinesi dai contorni pirandelliani è a lei che si guarda tutti con crescente interesse, pubblico compreso.
L’inizio, l’esordio come momento di poesia
Denso e sapiente il copione, come lo sono sempre i testi di Lucia Calamaro, con impresso l’elogio degli inizi e del cominciare in quanto momenti di crisi ma anche della possibile nascita della poesia. Un’interpretazione partecipata e indossata a pennello da Lucia Mascino, che ha portato in scena il suo primo monologo teatrale.
Articolo di Laura Vicenzi