Il Sogno, metafora dell’inconscio tra potere, eros e ribellione

"Sogno di una notte di mezza estate"
"Sogno di una notte di mezza estate"

Tra le opere più rappresentate di William Shakespeare, Sogno di una notte di mezza estate (1595) è una commedia frivola, ma complessa, esempio perfetto dell’eterno dualismo tra le leggi di natura e le regole della società civile, che ogni essere umano fatica ad accettare.
La vicenda si svolge ad Atene, luogo simbolico, culla del potere politico. Teseo e Ippolita, dopo una guerra combattuta su fronti opposti, sono pronti a sancire la pace con il loro matrimonio, da celebrarsi una volta trascorso il solstizio d’estate, giorno in cui le forze della natura si impadroniscono del cuore e della mente umana attraverso le arti magiche: si scatena così l’incessante potenza dell’eros, che, nell’arco di una notte, coinvolge Ermia, Lisandro, Elena e Demetrio.


Meglio sognare a occhi aperti?

La regia di Elena Serra è riuscita a conciliare i due mondi del Sogno: quello umano dei quattro giovani innamorati e quello onirico, su cui regnano Oberon, re degli Elfi, e Titania, regina delle fate. E lo ha fatto rispettando i limiti dello spazio definito dal progetto Prato inglese (che nel periodo estivo ha trasformato il palcoscenico del teatro e parte della platea in un’avvolgente distesa erbosa in perfetto british style).

Nel caso specifico di questo allestimento, ci si chiede tuttavia se un contesto verosimilmente open air possa risultare più adeguato, poiché una soluzione scenografica originale e sicuramente suggestiva, ma pur sempre indoor, sembra non rendere giustizia all’esuberante essenza dei personaggi. I protagonisti, infatti, si muovono vorticosamente tra palco e platea, ma sono spesso guidati da un’illuminazione spesso soffusa, nonostante l’utilizzo di luci stroboscopiche durante lo spettacolo.


Magia di borotalco

Il bosco rimane comunque il centro dell’azione dei personaggi e un’imponente fontana piena d’acqua rappresenta l’ideale spartiacque tra il mondo degli esseri umani e la dimensione onirica, popolata di elfi e fate.
Intuitiva ed efficace la sintesi a livello drammaturgico e registico, operata soprattutto riconducendo l’ensemble di commedianti ai soli personaggi di Peter Quince e Nick Bottom: gli interpreti Angelo Tronca e Yuri D’Agostino si rivelano una coppia trascinante, sfruttando al massimo la loro verve fino a un simpatico coup-de-theatre finale, sulle note di Dance Me to the End of Love, di Leonard Cohen.

Senza essere infingardo ed evitando l’eccessiva goliardia, Raffaele Musella si dimostra all’altezza di uno dei caratteri per antonomasia del teatro moderno: un folletto pasticcione che manifesta la sua onirica presenza in scena con un soffio di borotalco. In questa versione risponde al nome di Robin Goodfellow, ma è universalmente noto come Puck.


Spettacolo: Sogno di una notte di mezza estate
Visto al Teatro Carignano di Torino.