Prosa
SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE

La vita umana fra burla e dramma

La vita umana fra burla e dramma

Di fronte ad un classico del teatro quale è senza dubbio Sogno di una notte di mezza estate, spesso ci si trova davanti a un bivio, dovendo decidere se rispettarne alla lettera il testo o recuperarne, invece, lo spirito originario. Niente, infatti, è più labile e mutevole, attraverso le varie epoche, dell’umorismo e del senso del ridicolo. La scelta operata da Elio De Capitani è ricaduta almeno in parte sulla seconda delle due soluzioni: la regia, infatti, ha deciso di seguire sì l’agile traduzione di Dario Del Corno, ma ha anche integrato le parti più leggere e buffe dell'originale con battute maggiormente legate alla contemporaneità, sempre accompagnate da una gestualità volutamente esagerata e un poco ammiccante.
Sul palcoscenico, un’architettura di ispirazione classica, dotata di un frontone e di tre fornici, a rappresentare la città, la civiltà, il mondo degli umani. L’irrazionale, il mondo delle fate, degli elfi, del bosco viene simboleggiato, invece, da un fondale decorato a motivi floreali che si palesa una volta che l’architettura si è aperta, dividendosi a metà. La dimensione onirica fa dunque il suo ingresso nella vita di ognuno e con essa si incontra e si intreccia in un alternarsi continuo di inganni e finzioni cui si contrappongono l’ingenua purezza dei sentimenti e la fragilità dell’umano sentire.
Di eccezionale bravura tutti i protagonisti che hanno saputo con la loro recitazione suggerire i vari livelli interpretativi di un testo solo apparentemente semplice, che già in origine si rivolgeva a tipologie di pubblico molto diverse fra loro. Enzo Curcurù è un Oberon fiero, regale, ma anche  pronto ad una lotta senza quartiere con la volitiva e bella Titania incarnata da Sara Borsarelli. Giuseppe Amato tratteggia un Puck frizzante e giustamente insinuante, pasticcione e dispettoso, Marco Bonadei un Bottom dall’accento bergamasco. Ben delineate anche le due coppie di amanti che si intrecciano ed inseguono nel bosco: Ermia e Lisandro (Sarah Nicolucci e Vincenzo Giordano), Elena e Demetrio (Clio Cipolletta e Loris Fabiani).
Esilarante il gruppo degli artigiani che mette in scena la favola di Piramo e Tisbe, già resa celebre dalle Metamorfosi di Ovidio e di Apuleio, qui intesa in palese contrapposizione rispetto ad un certo modo di affrontare la materia tragica.
Uno spettacolo che scorre via leggero, nonostante la non indifferente durata di tre ore, alternando momenti di alta liricità a momenti di comicità, momenti di buio a momenti di luce, quasi  a descrivere sul palcoscenico l'intera vita umana con le sue follie e i suoi controsensi, una vita in cui le persone seguitano ad inseguirsi senza sapere di essere in balia dei capricci delle fate, in un continuo gioco di specchi, a volte crudele, a volte solo divertente. Uno spettacolo, dunque, ben allestito e interpretato, che merita senz'altro di essere visto.

Visto il 06-10-2016
al Ponchielli di Cremona (CR)