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TEATRI DEL TEMPO PRESENTE DIECI PROGETTI PER LA NUOVA CREATIVITà

Malacorte Mentre gli spett…

Malacorte

Mentre gli spett…
Malacorte Mentre gli spettatori prendono posto in platea tre attori, nella penombra, davanti una costruzione centrale dalla quale proviene una debole luce, si contendono una corona da re, un cappello da cuoco e uno a cilindro, ognuno dei quali determina un ruolo, quello di Re, quello di cuoco e quello di Primo ministro. Una volta scelti i copricapi il re prende posto in una sorta di trono, fatto con scatole di legno componibili, il cuoco in una struttura mobile, dalla quale pendono pentole (e proviene anche la musica) e il primo ministro in una sorta di appendiabiti dietro i quali scompare per ricomparire in diversi travestimenti, nessuno dei quali pare divertire il Re. Nella prossima ora, si capisce dai loro dialoghi, il ministro indugerà nel suo intrattenimento preferito, travestirsi per divertire il Re. Ma ogni travestimento è stato già fatto, il cuoco ha solo farina e acqua e propone un menù misero (ravioli senza farcitura) e il re, colto da varie aspirazioni espresse da diversi temperamenti, diversi caratteri e, forse, diverse personalità, esprime il propri dissenso, la propria rabbia, le proprie velleità di onnipotenza. Il tutto nella penombra di un palco dove le tre strutture vengono spostate nel disperato tentativo di approdare a qualcosa di nuovo. Tra scambi di ruolo, la musica che fa da sottofondo (il Valse triste di Sibelius) sempre più spesso disturbata da un rumore, un'interferenza, i tre personaggi approdano alla mote del re e alla sua orazione funebre (ne vediamo i piedi nudi, mentre è disteso), che sfocia nella morte di tutti e tre. Malacorte dopo un’anteprima sotto forma di studio al Festival di Castiglioncello, ha debuttato in prima nazionale al Teatro San Carlo di Foligno, approda oggi a Teatri del tempo presente dopo essere stato al teatro India. Scritto e diretto da Michele Bandini ed Emiliano Pergolari della compagnia Zoe Teatro in collaborazione con il Teatro Stabile dell'Umbria (e naturalmente L'Eti che ha finanziato il progetto) cui in scena si aggiunge Claudio Bilotta, come per i primi lavori è caratterizzato da una ricerca linguistica che vede l'impiego del dialetto folignate e chiede ai suoi attori una performance notevole (Bandini è mostruosamente bravo nel recitare la sua parte a velocità disumana continuando a mantenere l'intelligibilità delle singole parole). Interessante la scelta del topos narrativo della corte regale in decadenza. Fin troppo evidenti le suggestioni del re che si annoia e dei travestimenti del primo ministro che danno allo spettacolo un versante comico che non fa mai ridere con la pancia per le implicazioni ben più serie, crepuscolari dell'impianto narrativo e dell'atmosfera generale. Così come una certa inquietudine creano le continue interferenze della musica che attirano sempre l'attenzione degli attori/personaggi. Nel suo complesso lo spettacolo pare però poco risolto. Tutte queste premesse nonostante le enormi possibilità narrative che implicano non portano da nessuna parte, a nessun sottotesto, a nessun discorso narrativo ma rimangono le uniche coordinate di uno spettacolo che gira su se stesso con una autoreferenzialità un poco irritante. Il gioco reiterato dei cappelli scambiati, dei ruoli ripresi, sembra camuffare un vuoto di idee e, a lungo andare, annoia. Che senso ha infatti giocare con dei topoi così universali senza approdare a nessun vero discorso, quello metateatrale che rifletta sul teatro le sue pratiche, la sua letteratura, oppure, che ammicchi alla contemporaneità (magari non quella della volgare dell'attualità) ma quella dolorosa del nostro presente? Certo si possono sempre scomodare dei topoi così illustri per un puro divertissement drammaturgico ma allora ci vuole un testo che da solo giustifichi l'operazione, la messa in scena. Manca invece una solida scrittura che inveri l'azione scenica, cui si cerca di sopperire con la recitazione, con gli ammiccamenti, con le situazioni stranianti. La cosa funziona e riesce ma non per la durata di un'ora. Allo straniamento, alla malinconia crepuscolare che lo spettacolo infonde felicemente al suo inizio nello spettatore, si sostituisce lentamente il tedio per un discorso che pare avere la sua vena migliore in un certo narcisismo dell'attore... Malacorte scritto e diretto da Michele Bandini, Emiliano Pergolari con Michele Bandini Emiliano Pergolari, Claudio Bilotta creazione ed elaborazione suoni Michele Branca produzione Teatro Stabile dell’Umbria con il supporto di Armunia Comune di Foligno, Comune di Trevi Teatro Valle, visto il 27 maggio 2009
Visto il
al Valle Occupato di Roma (RM)