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TENEBRAE FACTAE SUNT

Tenebraae factae sunt

Tenebraae factae sunt

L’ensemble vocale Odhecaton deriva il suo nome da Harmonice Musices Odhecaton, prima edizione di musica polifonica, pubblicata a Venezia da Ottaviano Petrucci nel 1501. Sotto la guida e direzione di Paolo Da Col entra di diritto nel mondo della  polifonia rinascimentale. Questi rigorosissimi cantori si esprimono liberamente, con eleganza, muovendosi essenzialmente su due piani, quello della differenza tonale e quello dell’emozione prodottta dalla ricerca testuale. Il concerto ravennate, affrontando il tema delle tenebre, ha perseguito il confronto e la fusione di tre autori contemporanei con i Tenebrae Responsoria Sabbati Sancti di Gesualdo da Venosa, estremo capolavoro del tormentato Principe dei Musici. Si è avuta l’occasione di assistere alla risoluzione e alla combinazione delle arcaiche suggestioni e dei silenzi con le esigenze di essenzialità dell’uomo contemporaneo. Come non pensare alla vicinanza di due culture e di due modi di sentire apparentemente così lontani?
Dopo l’iniziale “liturgia” di apertura affidata alle sacre note del De Profundis di Arvo Pärt i cantori hanno eseguito, col nitore che è loro proprio, due brani dalla Sieben Passions-Texte, di Wolfgang Rihm, opera in cui la fusione tra il contrappunto polifonico e la dodecafonia raggiunge una delle sue espressioni più compiute. Il Responsorio delle Tenebre di Salvatore Sciarrino dal Salmo 53, a chiusura della prima parte del concerto, ha sottolineato, attraverso antichi stilemi, la relazione sempre maggiore e quasi metafisica che intercorre tra il suono e il silenzio. Nell’esecuzione degli Odhecaton questa musica ha rivelato tutta la sua trasparenza, attraverso nuance impercettibili.
La seconda parte del concerto, interamente occupata dai Responsoria di Gesualdo da Venosa, è stata stupefacente e commovente. A chi conoscesse di questo autore i delicatissimi mottetti o le ardite Sacrae Cantiones, la scelta di opere vocali proposte al Ravenna Festival, dal libro di Responsori, per cinque e sei voci, affiancate alle composizioni contemporanee, ha certamente offerto una inusitata chiave di lettura.
E’ apparso evidente che la contemporaneità delle opere di Gesualdo fa ancora scuola. Di questo spirito tormentato e malinconico gli Odhecaton in questo concerto hanno celebrato l'artista ardito, il manierista purissimo, l’ultimo dei grandi rinascimentali ed il contemporaneo ante litteram. La Basilica di San Vitale in Ravenna è stata certamente la sede più consona alla celebrazione del suo genio musicale, dei suoi estremi rivolgimenti cromatici, delle sue stupefacenti invenzioni artistiche, i cui procedimenti, che si fondano sulle classiche leggi del contrappunto antico, consentono alla sua musica di dire quello che non possono dire semplicemente le parole.

Visto il 17-06-2010
al Ravenna Festival 2010 di Ravenna (RA)