Un testo semplice. Una storia essenziale. Scritto nel 2006, da Simon Farquhar, scozzese, classe 1972.
Vi si raccontano vite ai margini della società inglese. Un ragazzo padre, una ragazza che, pur di allontanarsi dagli slums, sposa uno spacciatore. I due si incontrano, vanno a letto, si amano. Ma lei si sottrae. Lui si innamora, va in fissa. Subisce le angherie di un padrone di casa violento. Unico amico di lui un vicino di casa il cui sogno è pagarsi una notte di sesso con una squillo, mentre nel palazzo dove entrambi abitano, anche le bambine si prostituiscono e i ragazzini sono esigenti e volgari persino con
babbo natale.Lui si ammala. Quando esce dall'ospedale chiama lei, le chiede di restare poi la manda a comperare il latte e muore.
Questo, nella sua essenzialità, l'arco narrativo di Rainbow Kiss che offre qualche spunto sociologico interessante senza però distinguersi per l'urgenza narrativa, nonostante le situazioni descritte siano gravi e parlino di decadimento non già morale, ma, più semplicemente, umano.
Teatro sotterraneo approccia il testo in maniera interessante. Stilizza la messa in scena. La rende una cerimonia. Vediamo i quattro attori, a inizio spettacolo raccolti attorno al divano, unico elemento di scena, indossare la cuffia del lettore mp3 che ognuno porta (perché?), prendere i rari accessori di scena (la bottiglia di latte della scena finale) e predisporsi alla messa in scena, mentre il testo viene presentato da cartelli
videoproiettati, che descrivono luoghi spazi e relazioni temporali tra le singole scene, tutte introdotte e sostenute da un complesso, colto e intelligente florilegio cinematografico, una scelta di scene famose e meno famosi di film che evocano un immaginario collettivo (colto e di vasto orizzonte, si va da Pulp Fiction di Tarantino a L'eclissi di
Antonioni) che sostiene e a tratti si sostituisce all'azione scenica. Non tanto perché il florilegio, sovrabbondanze, straborda dallo schermo annegando interpreti e personaggi, quanto perché quel che succede sullo schermo, in una ricerca visiva incredibilmente efficace, è la riproposizione di quel che succede sulla scena, in modo talmente evidente che, a tratti, le immagini in movimento (delle quali sentiamo l'audio solamente in testa e in coda ad alcune scene) sono loro a dare forma all'azione scenica.
Non tutto funziona in questo studio, a iniziare
dall'interpretazione dei quattro attori: Teatro sotterraneo ci ha abituati a interpretazioni precise, impeccabili, straordinariamente efficaci, nel proporre idee audaci che si reggevano sulla scena proprio grazie all'esecuzione perfetta. I
n questo primo lavoro sul teatro di parola invece la recitazione lascia a desiderare, risultando sciatta, stonata, quasi dilettantesca, in una maniera talmente evidente che ci viene il dubbio sia voluto e non un limite dello studio.
così com'è Raibow Kiss sembra più un incidente di percorso che un tentativo per quanto ancora larvale di Teatro sotterraneo di proporre un testo interessante. La cosa che più manca è proprio il testo, la sua ragione d'essere e di essere messo in scena. La responsabilità non è certo dei sui esecutori ma del suo autore. Forse una scelta più oculata del testo avrebbe sortito un risultato migliore di questo studio sul quale c'è ancora molto da lavorare.
RAINBOW KISS
di Simon Farquhar
in scena Sara Bonaventura, Iacopo Braca, Matteo Ceccarelli, Claudio Cirri
dramaturgia Daniele Villa
montaggio video Sara Bonaventura
mise en espace a cura di Teatro Sotterraneo
Visto il
31-10-2009
al
Belli
di Roma
(RM)