Prosa
TROVARSI

Un profondo 'Trovarsi'

Un profondo 'Trovarsi'

Luigi Pirandello precursore dei tempi odierni - in cui televisione e computer dilatano la forbice tra apparire ed essere e tra finzione e realtà - descrive in modo magistrale e profondo la problematica della ricerca d’identità attraverso la dicotomia tra ciò che si è e ciò si appare agli altri, tanti quanti quelli che ci osservano, fino a farci precipitare nell’abisso di un nulla angosciante.
Quest’aspetto fondamentale della sua poetica attraversa le sue opere e ha momenti di rara efficacia in 'Trovarsi', lavoro poco rappresentato e quasi sconosciuto ai più, composto dal nostro nel 1932 e dedicato a Marta Abba che lo interpreta nello stesso anno quando viene anche pubblicato da Arnoldo Mondadori nella raccolta Maschere nude.
A Enzo Vetrano e Stefano Randisi va il merito di averlo splendidamente messo in scena rispettando il testo originario senza lasciarsi andare a voli pindarici troppo personali e cercando di rendere più dinamicamente coinvolgente la prima parte relativa al contesto sociale pettegolo e superficiale in cui si sviluppa la vicenda con l’apporto di una scenografia dalle delicate, soffuse e sfumate immagini che rasentano il sogno in cui fluttuano i bravissimi attori.
Altrettanto affascinante lo specchio, immagine accennata di una toilette da camerino posta sulla destra del palco, di cui appare solo la cornice: simbolo non solo della professione attoriale, ma anche nel continuo fluire tra realtà e sogno-memoria della rappresentazione.
Figura centrale della pièce è l’Attrice con la a maiuscola, autentica incarnazione dell’Arte e come tale ammirata e amata profondamente da Pirandello.
Attraverso la magistrale interpretazione che Mascia Musy (pur se influenzata come annunciato all’inizio per giustificare una voce un po’ roca che ha finito con l’esaltare il pathos della recitazione) dà di Donata, da non trascurarne la valenza di nomen omen cioè ‘donata’, è emerso tutto il trasporto amoroso - non si sa fino a che punto concretizzato, anzi forse non attuato proprio per non scalfirne la seducente ed esaltante dimensione dell’assoluto - del drammaturgo verso Marta Abba, attrice e donna tanto più giovane di lui,
Splendidamente analizzata dunque la capacità di rappresentare sulla scena un amore profondo mai provato nel privato e il ritrovarsi a viverlo nella realtà con gli stessi atteggiamenti che per finzione aveva così ben interpretato.
Potrà mai Elj, giovane (più della sua partner) e appassionato amante, ahimé immaturo, comprendere in toto la sua donna-attrice che egoisticamente vorrebbe solo donna tutta per sé? E non è forse la speranza di Pirandello a essere l’unico a potere camminare sul sottile crinale delle due entità dell’amata?
Certo che in un periodo di maschilismo imperante come quello del drammaturgo e anche oggi quando l’uomo finge spesso una comprensione nei confronti della donna riempie di soddisfazione cogliere una tale modernità di analisi del femminino alla ricerca di sé: ma si sa che Pirandello è stato dall’infanzia cultore della ‘verità’ che ha cercato senza posa tutta la vita.
Una splendida pièce che non si finirebbe di rivedere.

Visto il 29-01-2013