Lirica
TURANDOT

Il ritorno della <em>Turandot</em> di Montaldo

Il ritorno della <em>Turandot</em> di Montaldo

Al Teatro Carlo Felice penultimo appuntamento della stagione lirica. Si tratta della Turandot, l’opera pucciniana incompiuta -qui proposta col completamento di Franco Alfano- messa in scena con la regia di Giuliano Montaldo e la direzione di Marco Zambelli. L’allestimento è lo stesso che dal 1996 caratterizza la Turandot genovese: la lunga scalinata, con uno sviluppo a due rampe, all’interno di un cubo sorretto da sei colonne, che girando sul meccanismo movibile del palcoscenico permette una facile transizione dei quadri. Una scenografia tradizionale ma potente che ben si sposa con la musica, rispettando così la volontà di Puccini sia scenografica sia teorica. Il Maestro si era proposto infatti un’opera in cui scena e musica fossero perfettamente integrate.
Alla prima gli applausi a scena aperta non sono mancati, e giustamente. Bravissima Mariella Devia, nei panni di Liù. Lo straordinario controllo della voce assieme al suo timbro naturale e alla padronanza sonora hanno restituito al pubblico la potenza della musicalità pura e il fascino del virtuosismo belcantistico. Meritato l’applauso a scena aperta a conclusione della romanza Signore, ascolta!. Il tenore Antonello Palombi, nel ruolo di Calaf, non soltanto non ha deluso ma forse è proprio al suo calore interpretativo che si deve l’intera atmosfera di magia e incanto che con straordinaria potenza hanno invaso la sala. A lui e all’orchestra. Un’atmosfera in cui si avvicendano ciclicamente irrequietezza e calma grandezza, un oscillare che si fa manifesto senza dubbio grazie alla presenza imponente di percussioni e idiofoni ma che è reso brillante dall’orchestra che lo ha tradotto in emozione fisica e uditiva, fedele all’originale. Alla fine del secondo atto il maestro Marco Zambelli si è affacciato dal golfo mistico. Osservava, raccoglieva gli sguardi di consenso e gli applausi, si compiaceva, indicava i musicisti. Dal 2003 non aveva più diretto l’orchestra del Carlo Felice e il 19 aprile 2012 ha fatto ritorno con uno straordinario successo.
Ogni cosa, in questa esecuzione, è risultata misurata ed equilibrata: dal coro di voci bianche che hanno fatto vibrare le corde della sensibilità di ogni spettatore, al coro del teatro i cui concertati echeggiano ancora nelle orecchie; dai tre ministri, la cui serrata presenza in tutto il primo quadro del secondo atto con un cantato tra il serio e il faceto è da considerare forse come il momento in cui più è manifesto il tentativo pucciniano di superare il melodramma o farlo rinascere come opera contemporanea, al loro terzetto – Olà Pang! Olà Pong!-, accolto con un applauso mentre ancora il baritono e i tenori cantavano; dal vecchio imperatore, interpretato da Massimo La Guardia, con la sua voce flebile e lontana, che però riesce a duettare con Calaf senza l’accompagnamento della strumentazione musicale, dimostrando in tal modo la sua nascosta potenza, ad Alessandro Guerzoni, nei panni di Timur, il cui cantato commuove e di cui è stata apprezzata la qualità interpretativa, fino ai danzatori che animano la scena con gli splendidi costumi realizzati da Elisabetta Montaldo.
E infine lei, Turandot, la bravissima Giovanna Casolla, il cui timbro cangiante e pulito, la cui potenza della voce, le ha consentito di raccogliere gli applausi più lunghi e calorosi.
L’orchestra e il tenore insieme hanno reso grande uno dei momenti più attesi dell’intera opera, la romanza Nessun dorma.
A raccogliere gli applausi finali di un pubblico entusiasta anche l’anziano regista, Giuliano Montaldo, che aveva firmato già l’allestimento del 1996.

Visto il 19-04-2012
al Carlo Felice di Genova (GE)