“Un attore non dovrebbe leggere a cuor leggero queste lettere. E’ un atto di violenza”. Antonio Gramsci è il mittente di quelle lettere, scritte durante i lunghi anni di prigionia e indirizzate ai propri cari. L’introduzione alla pièce “Tutto ciò avendo i polsi legati” di Valerio Binasco tratta da Lettere dal carcere di Antonio Gramsci, è chiara.
Su un palcoscenico vuoto, dove al centro è sistemata una scrivania con una sedia, Valerio Binasco legge le parole di un uomo sofferente negli affetti ma forte negli ideali. E’un Gramsci privato, intimo quello che si scopre nelle missive. Un uomo che fabbrica con gusci d’uova e mollica il bicchierino da caffè, che si accinge a preparare il pranzo nelle cucine della prigione o che trepida nell’attesa della posta. Alla moglie russa Julca, alla cognata Tatiana, alla madre, al fratello Carlo, alle sorelle e ai figli Delio e Giuliano (il secondo dei quali non conoscerà mai), Gramsci racconta le sue esperienze carcerarie, i suoi pensieri più intimi. Nonostante la vita segregata, è sempre dolce con Julca e premuroso con i figli ai quali racconta favole e spiega come si cattura un uccellino o come è fatta una lucertola. La sua condizione non gli impedisce di essere severo con il fratello e di ribadire sempre le sue convinzioni. “Non ho mai voluto mutare le mie opinioni, per le quali sarei disposto a dare la vita e non solo a stare in prigione [...] vorrei consolarti di questo dispiacere che ti ho dato: ma non potevo fare diversamente. La vita è così, molto dura, e i figli qualche volta devono dare dei grandi dolori alle loro mamme, se vogliono conservare il loro onore e la loro dignità di uomini », scrive alla madre nel 1928. La voce di Valerio Binasco restituisce corpo a quei pensieri, sottolineandone le emozioni senza alcuna forzatura o caricatura. E’ un fluire di parole che si mescolano a immagini e situazioni. I giudici condannarono Gramsci a venti anni, quattro mesi e cinque giorni di galera. Palermo, Napoli, Isernia, Sulmona, Roma sono solo alcuni dei penitenziari che Gramsci visitò durante la sua decennale prigionia sino alla morte nel 1937, avvenuta nella clinica Quisisana di Roma, a dieci anni dall’arresto. Lo spettacolo è andato in scena alla Galleria Toledo di Napoli nell’ambito del progetto “Esplor/Azioni”.
Visto il
11-02-2010
al
Galleria Toledo
di Napoli
(NA)