Prosa
UN ISPETTORE IN CASA BIRLING

Troppo facile lavare le nostre coscienze

Troppo facile lavare le nostre coscienze

Quanta ipocrisia nel nostro mondo ovattato. La tempesta ci investe, ma era solo un falso allarme. Un gioco, un inganno, una burla. L’importante è che la tragedia non sia realmente accaduta. Nessuno è realmente morto. Siamo leggeri e improvvisamente tranquilli. Ma non sarà che forse il nostro comportamento è in ogni caso da cambiare, perché tirando troppo la corda la tempesta rimane pericolosamente dietro l’angolo?

Questo il messaggio di “Un ispettore in casa Birling”, portato in scena da Paolo Ferrari (Ispettore Goole) e Andrea Giordana (Sir Arthur Birling) per la regia di Giancarlo Sepe.

Siamo nel 1912. In effetti l’ispettore Goole ha modi strani. Il suo interrogatorio che sottilmente indaga le coscienze di tutta la ricca famiglia inglese sembra più quello di un esame di coscienza che non la trama di un poliziesco.

E’ morta una ragazza, Eva Smith. Si è suicidata. E mai nessun suicidio sembra aver avuto tanti colpevoli come questo. Ma non per il fatto che la ragazza pare avesse cambiato più volte nome nella sua vita.

Lo spettacolo dura due ore circa. Due ore di interrogatorio e riflessione. Chi l’ha veramente condotta al suicidio? La festa della famiglia Birling per il fidanzamento della giovane figlia Sheila non è solo interrotto. E’ a dir poco sconvolto. E forse le abitudini di vita dei suoi stessi protagonisti lo saranno d’ora in poi.

Non basta infatti il colpo di scena verso il finale, che appare ai più come un colpo di spugna.

Bravi tutti. Gli attori (segnaliamo Crescenza Guarnieri nel ruolo di Sybil, la moglie di Arthur Birling) rimangono in scena tutto il tempo alternando ironia, sorriso, dramma. Negli atteggiamenti e nelle proprie coscienze.
 

Visto il 11-03-2011
al Politeama Genovese di Genova (GE)