Vincitore all'edizione 2007 del Premio Riccione di un riconoscimento speciale della Giuria, arriva a Napoli, grazie alla rassegna di Nuova Drammaturgia “Nuovi Sentieri”, “Un Mondo Perfetto”, dramma scritto e diretto da Sergio Pierattini, che ne è uno degli interpreti con Milvia Marigliano e Paolo Musio.
Una coppia vive i dissidi di una genitorialità negata dalla sterilità di entrambi, a cui, dopo una serie di fallimentari tentativi, sembra arrivi una soluzione grazie all’adozione di un bambino.
Questo l’antefatto a quanto assistiamo sul palco, su cui troneggia l’unico elemento scenografico, insieme a due sedie: un trenino elettrico, simbolo dell’infanzia assente nella casa dei protagonisti, ma anche di un’attesa a cui la circolarità della pista del giocattolo non dà soluzione di continuità.
Il primo quadro della pièce ci presenta la coppia in ansia nell’attendere, appunto, la fatidica telefonata da parte dell’agenzia incaricata dell’adozione, che annunci l’arrivo del bambino, ma dal dialogo dei due è evidente che in quel figlio idealizzato essi cercano, forse, qualcosa di più, magari una soluzione alla loro piccola vita irrisolta. Lui, Mario, è un ferroviere con aspirazioni artistiche, lei, Anna, una donna come tante, casalinga frustrata anche per la mancanza, forse, di un vero scopo esistenziale, più che per quella di un figlio che, come si scoprirà nel secondo quadro, una volta arrivato non riuscirà ad amare, utilizzando come poco credibile motivazione l’età adolescenziale di colui che i due credevano fosse un infante. Ed è nel disamore che scopre di avere per colui che tanto aveva atteso che si snoda il dramma di questa donna, la quale trova nel borghese e perbenista marito una contrapposizione così forte, da arrivare alla disperazione più estrema, tant’è che, nel terzo quadro, quando si apprende della sparizione apparentemente immotivata del ragazzo, l’autore fa intravedere una sorta di thriller al quale, nonostante le indagini del commissario, il convincente Paolo Musio, si arriverà ad una parziale soluzione solo nel quarto quadro, attraverso il sussurrato dialogo fra i due coniugi, in un malinconico e struggente epilogo.
Pierattini, come regista ed interprete nel ruolo di Mario, punta ad un minimalismo espressivo, immediato e piuttosto convincente, rendendo il suo personaggio dapprima un piccolo travet di provincia, infantile ed ottimista, poi un ambiguo quanto disperato uomo in bilico nella sua apparente stabilità. Milvia Marigliano, dal canto suo, disegna con perfezione certosina, utilizzando una variegata gamma di sfumature, il disperato ritratto di Anna, donna intrisa di una drammatica sofferenza, alla quale non riesce, o non vuole, dare la vera fisionomia, ma che preferisce colpevolizzare, di volta in volta, la maternità prima negata, poi non sentita ed infine troncata. Il dramma di Anna non trova soluzione se non nel rinchiudersi in se stessa e la Marigliano è bravissima nel non preoccuparsi di dare al personaggio, così politacally incorrect una simpatia forzata per un pubblico che si trova comunque, insonsapevolamente, ad immedesimarsi in lei, fino sentire come proprio il suo dolore pur non condividendone le meccaniche.
È uno spettacolo importante “Un Giorno Perfetto”, che colpisce al cuore ed alla mente, e che, purtroppo, si trova a combattere contro la miope legge non scritta dell’imprenditoria teatrale che non gli consente una circuitazione degna, in quei grandi teatri, pubblici o privati che siano, troppo impegnati o a rispolverare classici senza motivazioni artistiche, o a produrre cloni dell’italietta televisiva.
Visto il
27-02-2010
al
Piccolo Bellini
di Napoli
(NA)