Un quaderno per l’inverno è il terzo lavoro nato dal sodalizio artistico di Armando Pirozzi e Massimiliano Civica. Una piccola pièce, un intenso dialogo tra due anime, tra due solitudini che si incontrano, in modo improbabile e surreale.
Spazio scenico essenziale
In scena un tavolo bianco da cucina e due sedie rosse, due personaggi ed un sacchetto di arance: uno spazio vuoto, scarno, riempito solo dalla forma e dalla sostanza delle parole. I protagonisti, Nino, un ladro e Velonà, un professore, interpretati magistralmente da Luca Zacchini e Alberto Astorri, sono due anime provate dall’incertezza del domani e dallo scorrere del tempo, due creature apparentemente sconfitte, due personaggi dal sapore beckettiano.
Il ladro e il professore
Nino e Velonà sono due persone molto distanti tra loro, provengono da mondi lontani, ma ciò nonostante sin dal loro primo incontro tra i due si crea un’immediata quanto improbabile complicità, una singolare intimità scandita dal rito della spremuta delle arance e da quello della scrittura, che rivela le reciproche fragilità interiori e i differenti approcci alla vita.
Un piccolo capolavoro di scrittura
Lo spettacolo è incentrato sulla parola, su un testo asciutto ed essenziale: la scrittura del drammaturgo napoletano è efficace, si muove abilmente tra riferimenti della cultura occidentale e la contingenza della vita quotidiana, grazie all’uso di una lingua semplice e colloquiale, tipica di due individui che rappresentano al contempo l’uomo comune e l’archetipo umano. La pièce è un lungo dialogo tra i due protagonisti: il loro è un dire rigoroso, netto, privo di intonazioni superflue, un restituire il testo così com’è stato scritto.
L’arte della sottrazione
La regia di Civica è leggera, essenziale, minimalista, senza sbavature, in continua sottrazione, caratterizzata da un costante togliere, sottrarre per raggiungere l’essenza della parola e dell’azione. Civica riesce a restituire la complessità e la ricchezza dei temi presenti nel testo attraverso il netto e metodico “azzeramento del segno”, sua cifra stilistica: asciugare la scena e la recitazione, così da rivelare le profonde suggestioni che sono insite nell’intreccio. Nella loro calibrata e intensa interpretazione Alberto Astorri e Luca Zacchini hanno dato corpo anche a quello che nel testo di Pirozzi non c’è, o meglio a quello che rimane sospeso tra le parole, e che riempie i silenzi e le pause: la poesia, presenza invisibile che con la forza della parola agisce e cambia tutto.
Il teatro di Civica è un teatro ai minimi termini.
Il dramma fuori dal testo
Il dramma non si compie in scena, ma al di fuori di essa: si avverte una tensione silenziosa, una rottura antica e irrisolta che i due personaggi non hanno saputo sanare, che trascinano con sé e li accompagna sempre, che sembra non abbandonarli mai, nemmeno alla fine.
Forse è a questo che serve Un quaderno per l’inverno: è luogo intimo, un piccolo universo privato dove la forza e la bellezza della poesia può risollevare l’anima nei momenti difficili e bui della vita, perché «le parole in fila non servono a niente».
Prosa
UN QUADERNO PER L'INVERNO
Il fascino discreto della poesia
Visto il
08-07-2017
al
Sala Frau
di Spoleto
(PG)