Il teatro India nel suo suggestivo spazio, un tempo sede degli stabilimenti Mira Lanza, oggi splendido esempio di recupero di architettura industriale, ospita una rassegna dedicata alla fantascienza. Dal 30 Giugno al 18 Luglio, proiezioni di film e telefilm, letture di brani celebri della letteratura, di fantascienza e non, una mostra e un mercatino delizieranno il pubblico con un genere sempre poco considerato in Italia, che riceve, finalmente, il riconoscimento che merita.
Due gli spettacoli in scena la sera del 4 Luglio, sul palco allestito all'aperto.
Pino Quartullo ha presentato Viaggiatori fantastici e fantastici viaggiatori un colto e intelligente florilegio di pagine celebri e meno celebri (almeno per il pubblico di non appassionati) che spaziano da Luciano di Samosata, scrittore siriano naturalizzato greco del II sec d.C., a Dumas (padre), passando per
Cyrano de Bergerac, Ariosto e Raspe. Tema comune, il viaggio sulla Luna. Quartullo dimostra notevoli doti di affabulatore, muovendosi con disinvoltura tra i versi di Leopardi coi quali apre lo spettacolo (Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, Silenziosa luna...) e gli endecasillabi di Ariosto (il XXIV canto dell'Orlando Furioso). Anche le parti di prosa sono lette con intelligenza e sensibilità. Dal loro confronto emerge la modernità di Luciano per le invenzioni e la spregiudicatezza con cui descrive gli usi e i costumi, anche sessuali, dei Lunatici, come chiama gli abitanti della Luna. Se Raspe per il suo Barone di Munchausen prende a piene mani dai testi di Luciano, rasentando il plagio, Dumas dà nerbo alla fantasia francese in un racconto di avventure fantastiche. Le parti più interessanti sono quelle di Ariosto e di Cyrano i quali, con la scusa della Luna criticano le dissennatezze della Terra e dei suoi abitanti.
Ad accompagnare le letture una chitarra, classica ed elettrica. Un'occasione per riavvicinarsi, magari dai tempi della scuola, o, invece, scoprire per la prima volta alcune pagine della letteratura di tutti i tempi che dimostra come alla radice della fantascienza vi sia l'osservazione dell'uomo e dei suoi costumi.
E' poi la volta di La salvezza di Aka una delle mise en èspace, da un'idea della fertile mente di Silvana Natoli, di testi della fantascienza contemporanea. Più di una lettura meno di una vera e propria messa in scena, La salvezza di Aka è
una lettura a più voci per attori recitanti e musicisti.
L'anima dello spettacolo è Manuela Mandracchia, che da, sola, sostiene l'architettura narrativa dell'opera letta, recitata, interpretata, con una bravura eccezionale ben al di sopra degli standard della altre voci narranti Fortunato Leccese, Simone Castano, Tania Garribba e Alice Palazzi, le quali, per fortuna, occupano poco spazio nella durata totale dello spettacolo.
L'idea interessante non è solo quella di allestire un ibrido tra teatro e radio ma quella di contaminare testi diversi tra di loro.
La salvezza di Aka, di Ursula Le Guin, è infatti commistionato con Il compagno (A death In the House, 1959) di Clifford Simak, in una maniera niente affatto arbitraria ma congrua ed efficace.
La salvezza di Aka (The Telling "il raccontare"), narra le vicissitudini dell'umana Sutty la quale, abbandonato il Pianeta Terra perché dominato dal regime fondamentalista degli "Unisti" che, in nome della speranza in un'"Era della Purificazione" dominata da "un solo Verbo, un solo Libro", distruggono tutte le biblioteche, salvando l'unico Libro in cui è contenuta la verità), e va su Aka, un pianeta dell'unione (Ekumene) nel quale invece uno "Stato Azienda" ("Corporation State"), nel nome del pragmatismo scientifico, ha eliminato ogni forma d'arte e religione, e tutti i documenti letterari e storici di quella cultura.
Come osservatrice su Aka, Sutty riesce a sottrarsi ai controlli dei burocrati locali e a riscoprire la antica cultura e tradizione del pianeta: un mondo arcaico nel quale i Maz, dei narratori, uniti in coppie di ogni assortimento sessuale, raccontavano storie agli abitanti del pianeta, ora obliterati.
Chiari i rimandi al nostro mondo diviso tra fanatismi religiosi e (pseudo)ateismi capitalistici. Quel che affascina nella messa in scena di Mandracchia è l'affabulazione con cui l'attrice ci racconta una storia, che parla di racconti e raccontatori...
Su questo doppio livello narrativo si innesta il racconto di Simak, (che parla di una creatura aliena che, creduta morta, viene seppellita e germoglia come fosse una pianta) che viene raccontato da una delle altre voci narranti, comparendo come una delle storie narrate dai Maz.
Musiche dal vivo (eseguite da Gianluca Ruggeri e Gianni Trovalusci) che non sono mai esornative ma contribuiscono dinamicamente al racconto, rumori, sovrapposizione di voci, tutto è egregiamente orchestrato per tenere lo spettatore col fiato sospeso in religioso ascolto per l'ora e oltre di racconto.
L'insegnamento maggiore che ne ricaviamo, tutt'altro che banale, è l'importanza della memoria, della storia, del ricordo delle tradizioni molteplici e contraddittorie che sostengono una pluralità di idee ben al di là dei revisionismi di ogni storia ufficiale, sul nostro come su altri pianeti.
Con la narrazione abbiamo il mondo. Se non raccontiamo il mondo non lo conosciamo, ci perdiamo e moriamoE a rischio di risultare ripetitivi ancora un "brava" a Manuela Mandracchia che, da sola, sa far innamorare del Teatro. Roma, teatro India, visto il 4 Luglio 2009
Visto il
al
India
di Roma
(RM)