Dopo il film di Michele Placido sulla carriera criminale di Renato Vallanzasca, così definito per il suo viso d’angelo, ecco che approda a teatro la vita del ‘bel René’ che tenne per un decennio vigili e forze dell’ordine con le sue molteplici condanne e fughe dalle carceri e incuriositi i media che tennero gli occhi puntati su di lui. Una ricostruzione storica fedele (anche se a tratti romanzata per esigenze sceniche) quella proposta da Antonio Nobili in ‘Piombo e Cocaina’ partendo dalla prima marachella di Vallanzasca con la liberazione degli animali dal circo all’ultimo episodio di un anno fa che lo vide protagonista di un furto delle mutande. All’interno di un triangolo scenico, costituito da redazioni giornalistiche che si alternano tra passato e presente oscillando tra l’esaltazione di un mito e la sua distruzione, si svolgono le vicende di vita del criminale percependo le persone che hanno fatto parte della sua vita, nel bene che nel male.
Chiamato ad interpretare Renato Vallanzasca è il giovane attore Alessio Chiodini. Credibile nelle vesti del criminale di ieri ed oggi, Chiodini si muove nello spazio e nel tempo con naturalezza e baldanza, consapevole di aver portato il personaggio ad un livello di verità tale da distogliere qualsiasi collegamento con la realtà ordinaria fuori dal teatro.
La regia di Pietro De Silva è schematica ed ordinata. Nulla viene lasciato al caso e l’utilizzo del piano luci lasci poco spazio ai dubbi.
Le redazioni giornalistiche sono la struttura ossea delle vicende, a volte annunciandole a volte commentandole in un rimpallo che vede nel centro della scena il fulcro vitale della storia. Chiaro è il messaggio che si crea un mito per il gusto di incuriosire lettori e spettatori. In questo sono molto efficaci Mary Ferrara e Sara Signoretti che con leggerezza e comicità analizzano vita ed azioni di Vallanzasca impressionando i telespettatori morbosi. Alessia De Martino e Marco Fioravante lottano con la notizia stampata e la tenacia di Martina Mastroianni nel credere in un mestiere che facilmente può affascinare e deviare anche chi lo approccia con zelo e convinzione nell’oggettività dei fatti. Margherita Caravello, è la giornalista che prova a smontare il mito che in passato fu costruito dai suoi colleghi, incalzando il protagonista con ricordi più o meno etici e dolorosi nonostante l'intervento mediatore dell'avvocato, attento e vigile nell'evitare di compromettere la posizione del suo assistito (Lorenza Sacchetto).
Prosa
DIARIO PERPLESSO DI UN INCERTO
Vallanzasca e la Milano criminale
Visto il
13-02-2015
al
Tordinona - Sala Pirandello
di Roma
(RM)