Lirica
VOIX HUMAINE, THE TELEPHONE

La voce umana passa attravers…

La voce umana passa attravers…
La voce umana passa attraverso il telefono dove una donna comunica il suo amore disperato ad un uomo al di là della cornetta. Una voce vibrante, ricca di coloriture, profonda, emozionante. Cristina Zavalloni è la voce di “Voix humaine”, atto unico di Francis Poulenc, andato in scena con successo al Comunale di Bolzano, merito di un cast affiatato. Un sucesso bissato anche nel secondo titolo scelto per chiudere la stagione lirica della Fondazione Teatro di Bolzano: “The Telephone” di Giancarlo Menotti. Due atti unici collegati da un'idea registica di Sandro Pasqualetto. Il cambio delle lenzuola tra un atto e l'altro, del letto di una camera d'albergo, unico ambiente in cui si susseguono le vicende, l'una drammatica, ironica e scanzonata l'altra. La regia si sofferma sulle dinamiche esistenziali, senza mai cadere nel retorico o in un fin troppo facile gusto melodrammatico. Grande professionista, Cristina Zavalloni dotata anche di una straordinaria capacità attoriale si è cimentata in una prova solistica di spessore, coadiuvata dai giovani orchestrali dell'Accademia Monteverdi diretti da Emir Saul. Partitura impegnativa nella sua tempistica volutamente anticipatrice della parola in musica. A tratti i volumi sonori tendevano a coprire il canto in quei passaggi sussurrati al telefono, dai risvolti drammatici e sinistri, presagio di una vita destinata a cessare prematuramente. Il regista opta per una soluzione meno traumatica, quando il copione prevede invece un gesto disperato senza possibilità di rimedio, costringendo la protagonista a togliersi la vita. La musica si fa ricca di effetti, sfumature, densa di richiami anche simbolici, tesa allo spasmo fino alla fine. In questo Emir Saul chiede e ottiene un'orchestrazione vibrante. Nel secondo episodio la voce di sdoppia e crea un duo tra Blerda Zeghu e Mattia Nicolini, entrambi molto convincenti, perfettamente a loro agio nel disegnare un rapporto di coppia all'insegna della provocazione. Sempre al centro dell'attenzione il telefono, mezzo di comunicazione per “ingannare” “corteggiare” e giocare su più piani. Amori fugaci, svelati e non dichiarati, dove sotto sotto l'autore critica ferocemente l'impotenza del rapporto di coppia incapace di comunicare. Musicalmente è una composizione che si presta a continui rimandi, a passaggi tipicamente strawinskijani o sfumature tardo romantiche ottocentesche, con il merito anche di diventare un precursore di un linguaggio multimediale come accadrà a Britten, per esempio, nell'uso di strumenti di comunicazione assurti al ruolo di co-protagonisti in scena. Triste e dolorosa prima, divertente e a tratti anche farsesco nel secondo tempo. A questo si aggiunga la strepitosa scelta di ambientare, da parte della scenografa Cristina Alaimo, entrambe le storie in una camera di motel dai colori accesi e fluorescenti, omaggio alla grande maestria pittorica di Hopper, artista statunitense (merita un viaggio a Roma per visitare la mostra al Palazzo) , dove tutto è minimalista e voyeuristico (tu spettatore vedi attraverso le finestre quello che accade in scena e loro vedono noi, alla maniera di Hitchcock. Successo meritato.
Visto il 22-03-2010
al Comunale (Sala Grande) di Bolzano (BZ)