Tutto esaurito per la prima nazionale dell’ultima produzione di Theama Teatro andata in scena sabato 24 marzo presso lo Spazio Bixio di Vicenza.
Uno spettacolo insolito, "Vorax", testo e regia firmati da Piergiorgio Piccoli che in questo lavoro mostra il risultato di una ricerca professionale e personale approfondendo argomenti esistenziali e filosofici all’interno di una messa in scena precisa e ritmata.
In scena con Piccoli, i giovani attori Alessandra Niero e Alessandro Bevilacqua che vantano però anni di carriera artistica con Theama Teatro e che, durante lo spettacolo, mostrano il frutto di esperienze e talenti personali come dimostrano le performance di danza contemporanea e ricerca sul corpo di Bevilacqua e le forme di arti marziali della Niero.
La storia si svolge in un unico spazio chiuso e claustrofobico e il tempo scorre scandito dall’evoluzione dei personaggi; sembra di ritrovarsi in un aldilà peggiore di tutti gli inferni immaginati e possibili. E la pena inflitta ai tre personaggi, in vita un pubblicitario, un musicista e un medico, è la più atroce: non agire, non fare nulla. Stare e basta, esistere, senza spiegazioni e senza necessità, neppure le più umane e naturali come nutrirsi o dormire.
Se Sisifo era condannato per l'eternità a compiere infinite volte la medesima azione di riportare un masso in cima alla montagna, diventando l'emblema dell'assurdità dell'esistenza, qui si tratta di una condizione peggiore: non è richiesto di fare nulla. Non importa quanto urli, quanto ti agiti, quanto preghi, se sei un “espulso” l’unica cosa che ti resta da fare è stare, attendere, inerme.
Vittime prescelte o casuali non ha importanza, i tre protagonisti si ritrovano contro la loro volontà in un luogo irreale, oscuro, pieno di polvere e melma, dove le stelle e il sole non esistono e dunque neppure il tempo.
Bloccati in un presente ostile, dimentichi della vita precedente, sentono il futuro come già passato:
Vorax è metafora della situazione attuale, società che non investe, che non ricicla, che divora oggetti artificiali e indigeribili come la plastica e il nylon.
Luogo pieno di rifiuti da dove ogni tanto affiora qualcosa di sano anche se coperto di melma. Viene da pensare che i protagonisti stessi siano rifiuti di una società che li ha eliminati perché incapaci di farne parte; tutti e tre, infatti, nella vita precedente soffrivano dello stesso terribile morbo: la solitudine.
Ma non tutto è perduto, anzi. L’apocalisse è "solo" una fase della storia dell'universo. È necessario morire per rinascere come qualcosa di diverso. La fine del mondo è solo l'inizio di qualcos’altro. Ecco allora i concetti di rinascita, di possibilità, di ricostruzione. Ecco che gli ultimi uomini altro non sono che novelli Adamo e quindi anche primi uomini, degni di rinominare le cose e dare un nome anche a se stessi, perché in questa nuova vita i nomi hanno importanza.
E' il mondo dell'invenzione che si scorge all'orizzonte e che coincide con la riconquista della libertà.
Siete liberi urlano alla fine i tre protagonisti a un pubblico sorpreso.
Siete liberi suona come un comando divino. Le porte del teatro si aprono verso l’esterno ed è come se dalla pancia di Vorax fuoriuscissero, con gli attori, anche gli spettatori. Ciascuno però ora consapevole della propria libertà che comporta responsabilità.
Lo spettacolo procede a ritmi alterni, passando da situazioni intime di confidenza e confessioni di paure e segreti, a momenti di pura angoscia accentuati dalla musica dei Daft Punk, tra l'epico e l'elettronico e dalle luci che da tenui diventano stroboscopiche.
Uno spettacolo riuscito nonostante la difficoltà di un testo non facile e di concetti ardui da condensare in un'ora e mezzo. Una recitazione credibile e contenuta, mai forzata che fa passare le concezioni sulla vita, la morte e il mondo, in modo semplice e naturale. E' come se gli attori vivessero "a proprio agio" dentro la pancia del mostro.