Possiamo veramente vantare, anche noi italiani tanto bistrattati dal punto di vista artistico e soprattutto per quanto riguarda il mondo della danza, di avere una compagnia che non ha nulla da invidiare a tutte le altre. Ci riferiamo all’Aterballetto Fondazione Nazionale della Danza diretta da Cristina Bozzolini, in scena in questi giorni al Piccolo Teatro Strehler, dove rimarrà fino al 15 giugno, proponendo quanto di meglio la creatività artistica dei coreografi che vi lavorano all’interno, come Mauro Bigonzetti, Eugenio Scagliano, Cristina Rizzo, Valerio Longo e molti altri stanno producendo.
Tale affermazione deriva in particolare dall’impressione avuta durante la rappresentazione di due coreografie di Mauro Bigonzetti, ovvero Wam, titolo che fa riferimento a Wolfgang Amadeus Mozart al quale è dedicato il lavoro e Cantata, pezzo che invece si ispira alla musica tradizionale del Sud arrangiata dal Gruppo Musical Aussurd. In queste i danzatori della compagnia, nove uomini e nove donne, tutti giovani e bravi, danno veramente delle grandi prove. Non solo perché la loro danza è veramente moderna, per niente scontata, assolutamente nella musica ma anche contro la musica stessa, perché la distorce, la dissacra attraverso un movimento assolutamente nuovo, dinamico, che porta i ballerini ad una continua ricerca di un linguaggio nuovo attraverso il movimento danzato.
In scena i danzatori non sono solo ballerini, ma anche attori e cantanti. In Wam, dedicato alle musiche di Mozart, una ballerina per esempio esordisce accanto al pianoforte indossando un costume stile Settecento, cantando un’aria e ironizzando sul fatto che ha poco voce. Oppure ad un certo gli uomini danno vita ad una divertente danza con i tacchi, una sorta di tip tap del Settecento, indossando le tipiche scarpe con il tacco e il fiocco che si usavano per le danze di corte.
Ma la prova più travolgente la compagnia dell’Aterballetto la offre al pubblico danzando Cantata, una coreografia assolutamente corale ma nello stesso tempo individuale, dove ogni ballerino mostra al pubblico la sua personalità, cantando, danzando e recitando. Uno stueck alla Pina Bausch, ma completamente rivisitato in chiave 2014, dove modernità e tradizione si fondano dando vita ad un mix veramente commovente. La musica del Sud, ovvero dalle ninne nanne alle tamburiate, alle impetuose tarantelle, esplodono sulla scena attraverso una danza piena di vita, ironica e nello stesso tempo sensuale, moderna e antica nello stesso tempo. La compagnia ricerca sul palcoscenico il mondo dei vicoli, la coralità della gente che sa tutto di tutti e che per strada “non si fa gli affari suoi”, riscoprendo quella umanità che spesso oggi si dimentica.