Prosa
ZIO VANJA

Un tocco di serenità alla tragedia della vita

Un tocco di serenità alla tragedia della vita
Successo di pubblico per il debutto al Teatro della Corte di Genova di “Zio Vanja” di Cechov, per la regia di Gabriele Vacis. Un allestimento rivisitato in un’originale presa diretta. Gli interpreti, già presenti sul palco all’accomodarsi in sala degli spettatori (e così sarà anche nell’intervallo) rimangono in scena, anche quando non protagonisti, spettatori anch’essi dei colleghi o, se si vuole, partecipi tutti in una recitazione che, a suo modo, impegna ciascuno per la totalità dello spettacolo. Originale in questo senso anche la scenografia assai scarna, curata da Roberto Tarasco, dove spiccano i due appendiabiti laterali, necessari ai cambi di costume. Una presenza totalizzante quindi, quella degli interpreti, come totalizzante è il rapporto con il pubblico (le luci in sala rimangono per lo più accese), perché totalizzante è la tragedia e insieme la commedia dell’esistenza quotidiana che tutti ci coinvolge, secondo le caratteristiche più tipiche della drammaturgia cechoviana. Zio Vanja, (Eugenio Allegri che con questo spettacolo consolida la vecchia amicizia con Gabriele Vacis) è mite, annoiato della routine della vita di campagna. Eppure il suo animo esplode di rabbia quando il professor Serebriakòv (Alessandro Marchetti) decide di vendere la tenuta che da sempre egli amministra proprio per dargli lustro. Il sapiente dottor Astrov (Michele Di Mauro) si accende di passione nel dichiararsi a Elèna (Lucilla Giagnoni), giovane moglie infelice del professore, che volentieri cederebbe alle “avances” di quest’ultimo di cui, peraltro, si invaghisce anche Sonja (Francesca Porrini), nipote di Zio Vanja. Ciascun personaggio è a suo modo triste e, rassegnatamente consapevole di questo, convinto che tra due secoli il mondo avrà imparato come essere felice. Per il momento non resta che vivere, perché “la tragedia” – come dice il dottor Astrov – “è la nostra vita. Di noi che ci aggrappiamo alle illusioni, delusi dalla vita provinciale che conduciamo”. Eppure, in tutto questo dramma, spunta anche qualche “nota” di commedia. Non solo nell’ironia che spesso traspare dalle parole di Astrov (secondo la regia di Vacis), ma anche nella positività della chiusa finale con Sonja, rimasta sola con Zio Vanja, a sottolineare che sicuramente, una volta morti, Dio avrà pietà di loro e soprattutto essi sapranno sorridere delle tante difficoltà e tristezze vissute. Un’atmosfera garbata e rasserenante viene anche dallo straordinario accompagnamento musicale, la chitarra di Paolo Devecchi. Grande interpretazione da parte di tutta la compagnia. Spiccano, in particolare, Michele Di Mauro che esprime doti di grande versatilità nel dar vita ai tanti mutevoli stati d’animo del dottor Astrov, e Lucilla Giagnoni (Elèna), padrona della scena e degli accadimenti della casa.
Visto il 01-12-2009
al Stabile di Genova (GE)