ZITTO. (EFFETTI RETROATTIVI DI SINCERITà MAL GESTITA)

Zitto.

Zitto.

Lo spazio del teatro ci accoglie, sin da subito, sulla scena che è completamente coperta da un telo trasparente, uno di quelli che si usano quando in casa c’è aria di cambiamenti e ci si appresta a fare dei lavori di ristrutturazione, uno di quei teli che protegge dalla polvere ma non nasconde.
La scenografia è una metafora ben riuscita che mette in luce, con attrezzature da muratori, come si possa distruggere una storia per poi provare a ricostruirla dandole una nuova forma e un nuovo aspetto.
I due protagonisti sono alle prese con un biglietto di auguri per il matrimonio di una coppia di amici e nel cercare le parole giuste per scriverlo provano a verbalizzare il loro amore. Ma che cos’è poi l’amore? La sincronia di due corpi che si muovono all’unisono e si conoscono, o la sincerità e la fiducia di due persone che non si raccontano bugie.
Luca e Marta, i due protagonisti, sono convinti che la sincerità sia alla base della solidità del loro  rapporto, sono convinti che la sincerità sia la cifra più alta del loro rapporto.
Luca ha tradito Marta. Lo ha fatto più di un anno e mezzo fa e solo ora trova il coraggio di confessarglielo.
"Non potrei mai immaginare, come dicevi tu, che ci sia al mondo qualcosa che riguarda noi due di cui tu non sia al corrente."
E così il dado è tratto: il tradimento è stato puramente di carne ma dalla confessione in poi nulla è più uguale.
Il rapporto viene monopolizzato dall’atto avvenuto, dal sospetto che si scaglia contro ogni parola del “peccatore”, come recita il protagonista tutto ciò che è passato è compromesso poiché propedeutico all’evento così come ogni gesto futuro sarà macchiato dall’onta del tradimento.
Il testo procede per stereotipi ingigantiti, che sono l’essenza della vita di coppia e buona parte del pubblico si riscopre e riconosce in loro. Il mondo si divide in chi il tradimento lo vive come una scappatella priva di significati reconditi e in chi lo vive come un segno inconfondibile di un disagio o di una mancanza che esiste all’interno della coppia e si manifesta con il gesto ultimo della scappatella. 
La coppia in questione navigherà tra le acque buie e nere del tradimento: dai sensi di colpa, al mancato perdono, fino all’attesa estenuante e logorante dell’atto definitivo della separazione.
Una visione ironica ma profonda su cosa è l’amore e su quanto la sincerità sia veramente la panacea di ogni storia. “la sincerità ha una sorella gemella da evitare: quella che sfida il senso di appartenenza carnale, l'orgoglio, l'istinto al di la di ogni discorso e di tutti i buoni intenti. Il tradimento è questione di sangue e Marta non ha strumenti per perdonare. Luca non ha strumenti per essere fedele.”
Lo spettacolo è ben diretto, la storia procede con semplicità ed è facilmente leggibile, le luci e le musiche sottolineano con precisione le vicissitudini della pièce.
Lo spazio scenico è ben occupato dagli attori che sono in grado di muoversi e interagire con gli oggetti creando diversi livelli all'interno della scena.
Ci complimentiamo con l’autore, lo stesso protagonista Gianluca Musiu, per il testo ironico, sagace e divertente.
L’attrice Clara Sancricca appare sottotono rispetto al protagonista maschile, veramente dirompente sulla scena, che colma con la sua energia gli spazi vuoti lasciati, a volte, dalla sua partner.
Sul finale avremmo preferito che le luci della sala si accendessero sulla frase “Lo Giuro” sarebbe rimasto più coerente al progetto e alla realtà. Non risulta facilmente leggibile la volontà di epilogare lo spettacolo con la morale giustificatrice delle bugie e redentrice di una verità assoluta: gli uomini non imparano mai dai lori sbagli!
Lo spettacolo sarà in scena fino al 27 Febbraio se ne consiglia la visione per una serata divertente.

Visto il 17-02-2011
al Vascello di Roma (RM)