La produzione del Teatro dell’Elfo porta nuovamente in scena la propria versione di Angels in America. Il nuovo allestimento, diretto ancora una volta da Ferdinando Bruni e Elio De Capitani, si conferma un’impresa titanica.
La produzione del Teatro dell’Elfo porta nuovamente in scena la propria versione di Angels in America, kolossal in due parti (Si avvicina il millennio e Perestroika) sulle contraddizioni dell’America contemporanea, firmata dal pluripremiato drammaturgo newyorkese Tony Kushner.
Il nuovo allestimento, diretto ancora una volta da Ferdinando Bruni e Elio De Capitani, si conferma un’impresa titanica: due testi – rappresentati sia singolarmente, sia in un’unica maratona di sette ore complessive di spettacolo – per oltre trenta personaggi, otto atti e un epilogo nel quale la brillante interpretazione en travesti di Ida Marinelli, nel ruolo di un Rabbino, illustra con intensa partecipazione il crogiuolo di culture che – a partire da quella ebraica – hanno reso gli Stati Uniti d’America la culla del mondo libero.
Come una partitura musicale
Il sottotitolo della pièce - Fantasia gay su temi nazionali – ne specifica la struttura, effettivamente molto simile a una “fantasia musicale”, con arie, duetti, terzetti, variazioni, scene e battute che si sovrappongono e 71 cambiamenti d’ambiente: la funzionale scenografia modulare firmata da Carlo Sala e le proiezioni video di Francesco Frongia, a partire da uno spazio scenico pressoché sgombro, sono in grado di prendere per mano il pubblico tra camere da letto, corsie d’ospedale fino al Polo Sud.
La pièce, ambientata a New York nel 1985, al culmine della pandemia dell’AIDS, rappresenta un inquietante ritratto della vita di un gruppo di uomini e donne che condividono un destino stranamente circolare.
Il centro di questo girotondo è l’epoca della presidenza di Ronald Reagan, con le sue inquietudini e contraddizioni che si protraggono idealmente fino all’America dominata da Donald Trump.
Vivere e morire a New York
Prior Walter, il protagonista della pièce, è un giovane WASP (locuzione inglese che indica un cittadino statunitense, discendente diretto dei primi colonizzatori inglesi) a cui viene diagnosticato il virus dell’HIV. Nella prima parte dell’opera, Si avvicina il millennio, il pubblico assiste al suo percorso di consapevolezza della malattia e la sua progressiva sofferenza coincide con la fantasmagorica e impetuosa manifestazione di un Angelo che, successivamente, gli annuncerà di essere il Prescelto per il compito di Profeta della Stasi.
Nel ruolo principale, Angelo Di Genio riesce a mantenere quel particolare equilibrio tra il peso della sofferenza nella prima parte, la successiva responsabilità del compito di Profeta e il tormento interiore che contraddistingue un gay newyorkese degli anni Ottanta: il risultato è un’interpretazione tesa all’eccesso, però mai esageratamente sopra le righe.
Accanto a lui, Umberto Petranca – almeno nella prima parte – appare piuttosto sottotono nel ruolo di Louis, intellettuale ebreo, che non sopporta la malattia del proprio compagno e lo abbandona per legarsi a Joe Pitt, mormone repubblicano e omosessuale latente: un personaggio complesso, interpretato con equilibrata intensità da Giusto Cucchiarini.
Storia collettiva e destino individuale
Il linguaggio di Tony Kushner, intrecciando tra loro le vicende di personaggi storicamente esistiti oppure di fantasia, con storie di angeli e profezie, rivela uno spiazzante collegamento - profondamente attuale - tra Storia collettiva e destino individuale. Questo trait d’union è incarnato nel personaggio di Roy Cohn, un avvocato privo di senso morale, realmente esistito e morto di AIDS nel 1986 (già consigliere legale di Trump): un villain shakespeariano, la cui disarmante attualità è restituita al pubblico, con appassionata veemenza dalla magistrale e cinica interpretazione di Elio De Capitani.