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Maria Cristina Gionta: "La donna, anche a teatro, deve lottare più dell'uomo"

Maria Cristina Gionta
Maria Cristina Gionta

La carriera di un'attrice che continua a evolversi: scopriamo il suo universo femminile in occasione del debutto dello spettacolo Fanny

L'attrice e regista Maria Cristina Gionta è una figura poliedrica, con una carriera ricca e variegata nel teatro. Ha iniziato il suo percorso artistico con lo studio del pianoforte e ha poi ampliato le sue competenze nel campo della recitazione, frequentando corsi e seminari con importanti maestri, tra cui Eugenio Barba e Roberta Carreri. La sua dedizione alla recitazione l'ha portata a essere nominata per prestigiosi premi, come il "Premio Le Maschere del Teatro Italiano". 

La sua carriera continua a evolversi, con progetti che mettono in luce il suo talento e la sua versatilità artistica, portando in scena ruoli femminili di ogni sfumatura e intensità. Scopriamo qualcosa in più sul suo universo femminile, di donna oltre che attrice, in occasione del debutto dello spettacolo Fanny, testo di Rebecca Déraspe con la regia di Silvio Giordani.

Teatro.it Maria Cristina Gionta Intervista 01


Hai abbracciato diverse forme d'arte, dalla recitazione al flamenco. Come hanno influenzano il tuo approccio al teatro?

La musica è stata fondamentale per la consapevolezza del tempo; ogni personaggio ha un proprio tempo. un ritmo, una melodia. La danza è un amore antico, forse dovevo fare la ballerina! Mi ha dato una consapevolezza maggiore del corpo, dello stare in scena.

La protagonista dello spettacolo affronta il tema del confronto tra generazioni. Qual è la tua visione del rapporto tra donne di diverse età?

Mi sento molto vicina a Fanny, abbiamo la stessa età e viviamo lo stesso periodo di transizione. Fanny si ritrova a scoprire ciò che non conosce più, I problemi sociali li vede con un altro occhio. Non vivo in una bolla come Fanny, il teatro è la mia bolla, il mio mondo. Sul palco posso dar voce alla parte più profonda di me, quella senza orpelli. Questo è il mio approccio ai testi e al teatro in generale.

Qual è stata la tua esperienza personale nel confrontarti con le aspettative sociali legate alle donne?

Ho fatto una scelta, quella di non avere figli. Ancora oggi mi pone, agli occhi degli altri, nella condizione di chi non ha problemi o impegni. È come se la vita fosse per me più semplice, leggera e senza difficoltà. Non ho sentito l'esigenza di procreare, sono ambiziosa e ho preferito cercare in in tutti i modi di affermarmi. Questo pregiudizio (chiamiamolo così) mi fa pensare che siamo ancora lontani dal considerare l'essere umano nel semplice desiderio di essere felice.

Teatro.it Maria Cristina Gionta Intervista 02


L'immaginario delle donne, come descritto nella commedia, ha il potere di scuotere le certezze. Quando i sogni hanno superato la tua realtà?

Sempre! Forse quando mi sono trasferita qua per realizzare il mio sogno la realtà è stata più dura, ho messo molto in discussione me stessa ma sono una sognatrice e rimango tale.

Quali pensi siano le sfide principali che le donne affrontano oggi nel mondo del teatro?

Le sfide principali ultimamente riguardano i ruoli della donna nell’assumere cariche importanti, dirigenziali. Ma non solo nel Teatro. Una volta le attrici, per poter lavorare, dovevano utilizzare le conoscenze o i rapporti interpersonali. Ora le cose sono diverse però la donna in generale, non solo a teatro, deve lottare più dell'uomo. Ma Fanny insegna: cadiamo, ci alziamo e continuiamo per impregnarci di mondo.

C'è stato un regista o maestro che ha influenzato il tuo pensiero sul ruolo delle donne nel teatro?

Ivana Monti mi ha regalato una grande consapevolezza. Siamo in scena solo noi due nello spettacolo ‘Preferirei di no’ (lo riprendiamo nella prossima stagione) e la sua esperienza mi ha aiutata a centrarmi come donna e come attrice.

Teatro.it Maria Cristina Gionta Intervista 04


Hai lavorato a progetti con giovani artisti. Cosa hai notato riguardo alle loro aspirazioni e alle loro visioni del mondo?

Diciamo che la mia percezione di questa nuova generazione vede da un lato alcuni elementi poco disciplinati e anche un po' pigri. Questo è dato indubbiamente da un metodo di studio diverso dal mio che prevede naturalmente l’introduzione della tecnologia. Altri sono molto sicuri di poter arrivare a fare gli attori ma questo è un mestiere dove si deve studiare tanto, non bastano i followers sui social. Ma se i cartelloni si riempiono di influencers invece che attori per portare avanti scelte di marketing, come possiamo far capire loro che è importante conoscere le basi, le tecniche, chi li ha preceduti? Quando ho mosso i primi passi, andavo a vedere le prove tutte le prove anche se avevo una battuta, respiravo e rubavo con gli occhi. Questa purtroppo è un'abitudine che le nuove generazioni non hanno.

Se potessi dirigere uno spettacolo per questi giovani, cosa sceglieresti?

Probabilmente sceglierei un classico, forse il testo ‘La Discesa di Orfeo’ di Tennessee Williams per affrontare il ruolo della famiglia di oggi.

Guardando al futuro: quali cambiamenti speri di vedere nel panorama teatrale e quale ruolo vorresti continuare a svolgere in questo processo?

Sicuramente vorrei vedere spettacoli in cartellone che non siano direttamente proporzionali ai nomi televisivi che attirano il pubblico in teatro. Servirebbe forse un cambiamento epocale quindi un po' utopico. 

Quale ruolo vorresti per aiutare questo processo?

In merito al mio ruolo poter fare quello che faccio anche se è una continua lotta. Porto in scena il personaggio di Bellezza Orsini, è uno spettacolo che dovrebbe girare, naturalmente non lo dico solamente io, non riesce a avere la visibilità che merita solamente perché non ho un nome altisonante. Mi auguro che questi vincoli siano abbattutti prima o poi.

I tuoi prossimi impegni?

Tutti teatrali, da una commedia al Teatro Manzoni di Roma a Ecuba, dove interpreto Polissena, per la stagione estiva.


In un presente dove la donna si trova a dover affrontare un ruolo faticoso che implica il bilanciamento delle responsabilità familiari e professionali mentre cerca di affermarsi in un mondo ancora segnato da disuguaglianze e stereotipi di genere, conoscere storie di resilienza come quella di Maria Cristina non può che offrire uno spunto ulteriore sui cambiamenti da apportare per un futuro di equità e equilibrio.