Lirica
FALSTAFF

Falstaff sogna sé stesso a Casa Verdi, nel sogno di Michieletto

Falstaff sogna sé stesso a Casa Verdi, nel sogno di Michieletto

Il Falstaff firmato dal regista Damiano Michieletto: un’opera comica messa però in scena con un'ambientazione particolare e una lettura che pone l'accento sugli aspetti malinconici e riflessivi. L'allestimento è quello proposto a Salisburgo 2013, ora ripreso fedelmente da Andrea Bernard. Malinconica, si diceva. Per tutta l’opera Falstaff dorme sul divano di una casa di riposo per artisti, circondato da anziani che camminano a fatica e da infermiere. 

Falstaff dorme e sogna sé stesso, le sue imprese giovanili. La casa di riposo esiste davvero, e all’inizio dello spettacolo viene proiettata la fotografia dell’edificio: è Casa Verdi, la residenza per musicisti in pensione fondata dal compositore in piazza Buonarroti a Milano. A progettarla è stato l’architetto Camillo Boito: fratello di Arrigo, e cioè l’autore del libretto di questo Falstaff. 

Teatro.it Falstaff Opera Carlo Felice 2025 02

Falstaff sogna sé stesso, e si trasforma in Giuseppe Verdi

L’ambientazione conferisce alla vicenda un tono nostalgico e meditativo, come se Falstaff fosse un sogno o un ricordo rievocato da un anziano ospite. Ma forse l’anziano ospite è lo stesso Giuseppe Verdi, come suggerisce il fatto che Falstaff ad un certo punto canta sul divano abbracciando il ritratto più conosciuto del compositore: quello con il cilindro e la sciarpa bianca dipinto da Giovanni Boldini a Parigi nel 1886.

Ma non trascuriamo neppure il fatto che la scena si apra con un’anziana pianista, che nel salone suona per gli altri ospiti proprio un mix di arie verdiane. E’ un sogno, sembra dirci Michieletto, e per dimostrarlo ci fa vedere l’ambientazione crepuscolare e gli ospiti curvi della casa di riposo, stridenti con le rodomontate di Falstaff che vengono cantate e raccontate in scena.

Teatro.it Falstaff Opera Carlo Felice 2025 03

Una malinconica casa di riposo

La scenografia di Paolo Fantin riproduce il salone liberty di Casa Verdi, con arredi d'epoca e un'atmosfera che evoca il passato. La regia tende a sottolineare gli aspetti più crepuscolari e malinconici del personaggio di Falstaff, piuttosto che la sua comicità più sguaiata. 

L’allestimento di Michieletto a Salisburgo era stato costruito su misura per il baritono Ambrogio Maestri, protagonista anche di questa edizione: Maestri con la presenza fisica e l’esperienza nel ruolo, ha dato profondità e spessore a tutto  lo spettacolo. D'altronde, per quasi tutti gli appassionati d'opera  è proprio Maestri il Falstaff di riferimento. Era presente nel 2013 a Salisburgo anche Galeano Salas, nel tenorile ruolo di Fenton: pure lui è considerato un punto fermo dell'allestimento.

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Arrigo Boito si inventò il personaggio pescando un po’ nell’Enrico IV e un po’ nelle Allegre comari di Windsor di Shakespeare, creando un libretto che viene considerato come uno dei migliori testi messi in musica da Verdi.

Bernacèr mette in evidenza la voce di Ambrogio Maestri

Il maestro Jordi Bernacèr dirige senza perdere di vista la scena, per non sovrastarla con la potenza della partitura: e così è riuscito a mettere ancor di più in evidenza la vocalità di Ambrogione Maestri, capace di piani e di pianissimi che non ti aspetti. Maestri è il solito istrione, robusto di fisico ed estensione vocale. Questo è il suo Falstaff, lo dimostra con la misura e la lucidità di espressione sia nel canto che nel parlato: gli altri sono efficaci nei rispettivi ruoli, ma più neutri. 

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Come il Ford di Ernesto Petti, capace di gestire bene l’instabilità del personaggio. A interpretare Alice Ford è Erika Grimaldi: grande vocalità, ma meno convincente nella resa attoriale del personaggio e del suo temperamento. Stessa cosa per Paola Gardina/Mrs Meg Page. Bene impostata e capace di esprimere bene il pathos è la Nanetta di Caterina Sala; idem la mrs. Quickly di Sara Mingardo, agile negli slanci vocali. Fenton è Galeano Salas: ha dimostrato tecnica e trasporto emotivo. A loro agio, sia dal punto di vista scenico che vocale, il Bardolfo di Oronzo D’Urso, il dottor Caius di Blagoj Nacoski e il Pistola di Luciano Leoni.

Incongruenze con il libretto

Hanno fatto storcere il naso ai puristi alcune scelte registiche, dissonanti rispetto al libretto. Come nel secondo atto, quando Falstaff riceve secchiate di coriandoli blu (a significare un tuffo obbligato nel fiume) da parte di protagonisti come Ford, il dottor Caius, Bardolfo, Pistola e Fenton: che però in base al libretto non sapevano nulla della burla. 

Nel terzo atto Ford e Caius scoprono il travestimento di Nannetta, ma non sono in scena: arrivano dopo, portando le piante. Incongruenze a parte, sono belle ed efficaci le luci di Alessandro Carletti e i costumi di Carla Teti. Le quattro ballerine di Formazione Danza ETS si sono riciclate bene come infermiere.

Visto il 07-03-2025
al Carlo Felice di Genova (GE)