
Quattro sole tappe italiane – Torino, Verona, Treviso e Rovigo - per una tournée avviata ai primi di marzo al Muziekgebouw di Amsterdam. Date ravvicinate e preziose – tutte in sold out, fra l'altro – poiché Ton Koopman e la 'sua' Amsterdam Baroque Orchestra ci propongono uno dei vertici del repertorio barocco, i Concerti Brandeburghesi di J. S. Bach.
Occasione buona per festeggiare gli ottant'anni - compiuti lo scorso ottobre - del grande direttore olandese, alfiere delle esecuzioni storicamente informate. Oltre che, naturalmente, anche per godere nella sua interezza questa raccolta di sei concerti ideata confidando sulle risorse di una compagine – l'orchestra di corte di Christian Ludwig, margravio di Brandeburgo-Schwedt – che, non essendo all'altezza, in realtà non li eseguì mai. Una sorta di biglietto da visita musicale di Bach, recapitato al nobile committente confidando in un'assunzione a Berlino come kappelmeister, che non venne mai.

Un florilegio di stilemi virtuosistici
Li ascoltiamo nello scrigno ottocentesco del Teatro Comunale di Treviso questi pezzi d'ardita concezione, quasi rivoluzionari per l'epoca in cui vennero scritti, fonte inesauribile di invenzioni e pervasi di umori ridenti e festosi. Composti a Khöten a partire dal 1717 e consegnati nel 1721, vennero concepiti sul modello italiano di Vivaldi e Corelli – il riferimento principale è quello del concerto grosso, con la sua contrapposizione dialettica tra due gruppi strumentali di peso diverso - tenendo un occhio rivolto pure a Händel. Nondimeno, la tessitura strumentale vi è trattata con spirito innovativo, con soluzioni d'avanguardia dalla prima battuta del Concerto in fa maggiore BWV 1046 sino all'ultima di quello in si bemolle maggiore BWV 1051.
Godersi uno scrigno di tesori musicali
Oltre agli archi - un concerto affidato tutto a loro, un altro solo a quelli gravi - all'occasione entrano in gioco anche oboi, corni da caccia, fagotti e trombe, flauti dolci e traversi, un clavicembalo talora assunto a ruolo concertante; creando in tal modo un intreccio di timbri e sonorità estremamente attraente nella sua grande varietà di combinazioni, ogni concerto differente dall'altro. In aggiunta, spicca un'elaborazione tematica e contrappuntistica estremamente varia, ben superiore agli standards del tempo, che utilizza con spirito nuovo il contrasto/dialogo fra blocco orchestrale e l'agile concertino. Insomma, un brillante campionari di differenti colori e di stilemi virtuosistici.

Un'autorità nell’interpretazione su strumenti d’epoca
Ton Koopman è una vera autorità nell’interpretazione della musica antica mediante strumenti originali. Organista, clavicembalista, affermato concertatore, è da sempre uno dei maggiori interpreti del repertorio barocco, ed in particolare di quello bachiano avendo registrato a suo tempo niente meno che l'imponente corpus delle sue cantate. Per inciso a metà aprile eseguirà la Matthäus-Passion a Venezia con le maestranze della Fenice.
L'Amsterdam Baroque Orchestra da lui fondata nel 1979 è una compagine d'eccellenza, dal suono elegante e preciso, in cui anche i singoli eccezionali talenti – quali i violinisti Liesbeth Nijs e David Rabinovich, il cellista Werner Matzke, la flautista Kate Clerk, il contrabassista Michele Zaoli – concorrono a ricreare esecuzioni precise e flessuose al tempo stesso. Koopman, seduto al cembalo, dà solo il primo attacco, poiché nel seguito non serve altra gestualità, la musica fluisce spontaneamente con eleganza, nitore, trasparenza. Tale e tanto è l'affiatamento reciproco, che altro non serve.